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5 febbraio 1972, si fa la storia: l’incredibile vittoria dell’Hereford United contro il Newcastle

4 ' di letturaIl calcio è lo sport più bello del mondo: quante volte ci siamo sentiti dire e abbiamo ripetuto questa frase. L’aspetto che lo rende così avvincente è il suo essere sport che più di tutti appartiene al popolo, l’incipit di tantissime storie che legano la palla rotonda alle esperienze di migliaia di persone.

Quanti di noi da piccoli hanno sognato di calcare i più grandi palcoscenici del mondo e quanti hanno immaginato almeno una volta di affrontare i giocatori più famosi del nostro tempo.

Ebbene, esiste una competizione che più delle altre è riuscita e riesce a mettere a confronto i mondi del calcio professionistico e di quello dilettantistico: stiamo parlando della FA Cup, fucina di storie romantiche che mettono a confronto i Davide e i Golia del calcio.

Uno di questi racconti è quello che ci apprestiamo a narrarvi ma per farlo dobbiamo riavvolgere i nastri della storia calcistica di quasi cinquanta anni, tornando indietro fino al 5 febbraio del 1972.

Quel giorno una piccola squadra della quinta serie del calcio inglese, l’Hereford United sta per affrontare il ben più famoso Newcastle United, in quello che è il replay del terzo turno di FA Cup.

E’ già un giorno di festa per i cittadini di Hereford: il goal allo scadere per il definitivo 2 a 2 nel primo match contro i Magpies, siglato dell’allenatore giocatore Colin Addison, ha permesso alla squadra della piccola città dell’Inghiltterra occidentale di giocarsi la qualificazione davanti ai propri tifosi. Inutile dire che l’atmosfera in città è a dir poco elettrica: i cittadini di Hereford potranno godersi quello che è indubbiamente uno degli eventi sportivi più importanti della storia della contea di Herefordshire. Nessuno però può immaginarsi che di lì a poco quel giorno sarebbe stato ricordato nel corso dei decenni, non solo dagli abitanti locali ma anche da tutti gli appassionati sportivi.

La partita si svolge nel piccolo stadio dei padroni di casa, Edgar Street, stracolmo di persone che riempiono le tribune, il bordo campo e perfino gli alberi e i pali della luce che circondano il campo da gioco.

E’ la classica partita su un campo di provincia in un mese invernale: poca erba, tanto fango. Novanta minuti dove la tecnica può contare poco se non ci metti la giusta grinta agonistica. L’atmosfera è incandescente, i giocatori del Newcastle sono evidentemente scocciati di dover giocarsi la qualificazione contro avversari di livello inferiore e qualcuno dice che l’allora centravanti bianconero Malcom MacDonald abbia promesso, nei giorni precedenti la partita, di segnare dieci goal per battere il record di Ted MacDougall.

Il match su un campo ai limiti dell’impraticabilità è di quelli per cuori e stomaci forti. Gli ospiti partono all’attacco e nel primo tempo si vedono annullare un goal di MacDonald per un’evidente fallo di Tudor ai danni del portiere dell’Hereford, Potter. I bianconeri sfiorano più volte il vantaggio come quando un rinvio di MacClaughin colpisce in pieno la testa di Tudor con la palla che va a sbattere sulla traversa; sulla successiva respinta la palla finisce nei piedi di Terry Hibbitt la cui conclusione si stampa nuovamente sulla traversa. Nonostante il predominio annunciato degli ospiti il primo tempo si conclude a reti inviolate e anche nel secondo il Newcastle fatica a trovare la via della rete.

La situazione sembra risolversi quando, a otto minuti dalla fine, MacDonald rompe l’equilibrio schiacciando in rete di testa un cross di Busby: il numero nove esulta lasciando trasparire tutta la sua frustrazione per la situazione con un quanto mai liberatorio e poco educato “f*** off”.

Sembra il goal risolutivo, ma i padroni di casa non ci stanno: Addison lancia la squadra all’attacco inserendo Ricky George al posto dell’eroico Roger Griffiths che aveva giocato quasi l’intera partita con una gamba rotta: mai scelta risulterà più azzeccata.

All’ottantacinquesimo George ruba una palla sulla parte sinistra del campo si gira bene e trova Mallander che crossa: la palla è ribattuta dalla difesa e finisce quasi a centrocampo nei piedi di Ronnie Radford, professione carpentiere, che vince un contrasto contro Tudor, fa un uno due con Brian Owen e poi lascia partire un bolide da quasi trenta metri che si va infilare sotto la traversa, dove McFaul non può arrivare: è il goal del pareggio.

Apoteosi all’Edgar Street. Una massa indefinibile di persone con il parka si riversa in campo per abbracciare l’autore della clamorosa rete. La partita riprende dopo qualche minuto necessario a liberare il campo dai tifosi festanti e si va ai supplementari.

E’ qui che si fa la storia: per rendere ancora più poetico quello che già è commovente la storia la fa il dodicesimo uomo, quel Ricky George che già era risultato fondamentale recuperando la palla che aveva dato il là all’azione del pareggio. Il minuto che segna la leggenda è il centotreesimo: Radford trova Tyler sulla destra che mette in mezzo un tiro cross che viene arpionato da George. Il numero dodici si gira e fa partire un tiro rasoterra ad incrociare che s’infila nell’angolino sinistro della porta del Newcastle. Hereford al completo esplode simultaneamente. La terra vibra sotto i salti di gioia dei tifosi di casa che corrono nuovamente in mezzo al campo per festeggiare i loro idoli. Il Newcastle non riesce a reagire. La partita finisce 2 a 1.

Davide ha battuto Golia. La storia è fatta. A ripensarci, anche quarantanove anni dopo, salgono i brividi.

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