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Youri Djorkaeff: una divinità francese per le ambizioni del Bolton

3 ' di letturaDescrivere Youri Djorkaeff non è cosa semplice, il suo massimo problema è sempre stato quello di trovargli una collocazione in campo ideale per farlo esprimere al meglio, per far uscir fuori quel talento enorme di cui è sempre stato dotato. Alla fine, il franco-armeno è riuscito a mettere d’accordo tutti quanti. Ad ogni modo per capire la complessità del personaggio, si può partire dalle sue origini, da vero cittadino del mondo. Il passaporto è francese, il padre è di origine polacca, mentre la madre è armena. Negli anni ‘90 diventa un’icona di un calcio votato alla tecnica pura, allo spettacolo, grazie alle prodezze con la maglia del Monaco, del Paris Saint Germain e dell’Inter, ma soprattutto grazie ai trionfi con la nazionale francese. Con i galletti, Djorkaeff vince il mondiale di Francia 98 e l’Europeo 2000 di Belgio e Olanda, sempre da assoluto protagonista. Dopo una carriera al massimo, a 32 anni decide di accettare l’invito a sbarcare in Inghilterra, nelle fila di una squadra ambiziosa ma sicuramente non da primato, il Bolton. 

Il primo degli “Allacticos”

È il febbraio del 2001, nel Lancashire arriva una sorta di alieno, uno di coloro che ha dato il via al Bolton definito degli “Allacticos”, una sorta di similitudine con i Galacticos del Real Madrid e un omaggio all’uomo che allena i Wanderers, Sam Allardyce. Quest’ultimo è stato accusato di essere un difensivista, ma ha dato il là a un periodo magico per il Bolton, riuscendo a mettere in campo giocatori dal tasso tecnico davvero elevato, come Okocha e Djorkaeff, e completando la rosa con Ivan Campo, uno di coloro che veramente faceva parte dei Blancos di Madrid. In ogni caso, Djorkaeff si presenta benissimo con la maglia del Bolton ed è prezioso per la salvezza della squadra al termine della stagione 2001/2002, grazie a 4 reti in 12 partite.  

Si fa sul serio

L’anno successivo l’obiettivo dichiarato è quello di conquistare un posto in classifica più nobile e soprattutto cercare di non soffrire nella lotta per non retrocedere, anche grazie a una campagna acquisti faraonica. Tra alti e bassi, il Bolton viene risucchiato nei bassi fondi e ancora una volta si salva nelle ultime giornate, conservando due punti di vantaggio sul West Ham. Tra le poche note positive dell’anno c’è sicuramente Djorkaeff, un leader e un trascinatore, un dispensatore di calcio meraviglioso. Con il numero 13 sulla schiena diventa uno degli idoli del Reebok Stadium e con 7 reti in 36 presenze è uno degli artefici della seconda salvezza consecutiva dei Wanderers.  

Stagione 2003/2004, il club di bianco vestito vede una crescita incredibile, finendo addirittura in una nobile 8 ° posizione e raggiungendo la finale di Coppa di Lega. Nonostante le 35 primavere, Djorkaeff si rivela una figura chiave durante questa magica corsa, segnando nove volte durante la stagione di Premier League in appena 25 presenze. Il regista avanzato francese ha anche contribuito con un rigore al 90 ° minuto ad assicurare una vittoria per 3-2 sul Liverpool nel quarto turno di FA Cup. In più, nonostante una carta d’identità ingiallita, è stato autore di uno dei gol più memorabili dell’anno, grazie a una rovesciata epica contro il Charlton, un marchio di fabbrica della carriera del francese. 

Il triste congedo

L’anno seguente, con gli acquisti del senegalese Diouf – uno di coloro che stese la Francia di Djorkaeff durante il mondiale 2002 in   Giappone e Corea – e Gary Speed, l’ormai anziano franco-armeno viene considerato sacrificabile e ceduto conseguentemente al Blackburn Rovers, dove collezionerà soltanto 3 presenze. Nella sua parentesi inglese, Djorkaeff si è dimostrato un giocatore formidabile e un elemento prezioso per far crescere il Bolton, a tal punto che la sua presenza in rosa è stata fondamentale per riuscire a portare al Reebok Stadium tanti giocatori, compresi Okocha e Ivan Campo, e a dar vita ai magnifici Allacticos. 

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