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“Uncle Fester” a Middlesbrough: un gladiatore al servizio del Boro

5 ' di letturadi Jacopo BoniĀ 

Passione, arti marziali e guerra in campo: l’italiano piĆ¹ ricordato dalle parti di Middlesbrough

Anno domini 1997. Gianluca Festa, oramai ai margini di un Inter continuamente sballottata dai continui cambi in panchina, ha appena ricevuto un’offerta dal Middlesbrough.

Festa si era creato una reputazione di difensore tosto e arcigno iniziando la sua carriera con la maglia della sua cittĆ  natale, il Cagliari, proseguendola poi nell’Inter, esperienza, quest’ultima, divisa a metĆ  da un anno di prestito alla Roma.

Facile immaginare che lo stile di un difensore duro e senza fronzoli si potesse sposare perfettamente al football inglese e il quasi ventottenne italiano decide di accettare la corte del Boro.

Inizia cosƬ una lunga storia d’amore fra la cittĆ , i suoi tifosi e il giocatore di Monserrato. Un amore genuino e limpido costruito grazie all’abnegazione e al sacrificio di Festa in campo, caratteristiche da sempre riconosciute da tutti i tifosi nel mondo, in particolar modo da quelli inglesi.

Un amore nel segno delle arti marziali, disciplina che il difensore italiano praticava giĆ  in patria e a cui darĆ  continuitĆ  nella terra di albione: Festa, qui infatti scopre l’Aikado, antica arte che fa dell’equilibrio e dell’abilitĆ  nel movimento le sue caratteristiche principali. Non sorprende allora sentire in qualche intervista Uncle Fester (cosƬ lo avevano soprannominato i supporters del Boro) affermare che il suo avvicinamento all’Aikado era esclusivamente legato alla grande concentrazione che una disciplina del genere si porta dietro, concentrazione che lo aiutava quindi a prepararsi alle partite sul campo da gioco. Ma alla fine si trattava di colpire le persone con un bastone e Gianluca, a sentire gli istruttori dell’epoca, era un talento naturale.

Gianluca e le arti marziali: una connessione pura

L’arrivo di Festa negli Smoggies sopraggiunge in un momento e in una stagione particolarmente dura. La squadra ĆØ allenata da Bryan Robson e ha giocatori di assoluto livello come Ravanelli (LEGGI QUI), Juninho, Emerson e Schwarzer, ma faticherĆ  per tutta l’annata che si concluderĆ  con una inaspettata quanto dolorosa retrocessione. Il rammarico per i tifosi del Boro sarĆ  nell’aver visto i nuovi acquisti, tra cui Festa, solo nella seconda parte di campionato, quando tutto era quasi definitivamente compromesso.

Nonostante lo psicodramma collettivo per la retrocessione, la metĆ  di stagione giocata dal difensore italiano ĆØ assolutamente positiva. Il debutto ĆØ da sogno: goal e vittoria per 4 a 2 contro lo Sheffield Wednesday.

Saranno 10 i goal in 5 stagioni con la maglia del Boro: niente male per un difensore tutto contrasti e gioco duro. 10 goal che potevano essere 11. Uno, forse il piĆ¹ importante della sua carriera, gli viene annullato ingiustamente per fuorigioco lo stesso anno del suo arrivo in Inghilterra, nella finale di FA Cup contro il Chelsea. Un goal che avrebbe potuto cambiare l’esito di quella sfida, che vide i Blues alzare il trofeo al cielo (2 a 0 il risultato finale).

Nonostante i molti addii per la discesa in Championship, Festa decide da rimanere nella cittĆ  che lo aveva accolto solo sei mesi prima. Si puĆ² dire che da qui in poi, il legame con la cittĆ  e i tifosi diventa sempre piĆ¹ solido ed ĆØ ben immaginabile il perchĆ©: tra chi va e chi viene, il tifoso, ancora ancorato (per fortuna) ad un’idea di calcio d’altri tempi, dove il valore della maglia vale piĆ¹ di quello dei milioni nel conto in banca, non puĆ² che innamorarsi, sportivamente parlando, di chi lotta e suda per i colori della sua squadra, decidendo di rimanere per riscattarne l’onore, anche in una serie inferiore.

AndrĆ  proprio cosƬ: Festa rimane e il Middlesbrough, anche grazie alla volontĆ  di rivalsa del patron del club Steve Gibson che, nonostante la serie inferiore, acquista nell’ordine giocatori del calibro di Branca e Merson, aggiungendo nel mercato invernale la classica ciliegina sulla torta, che in questo caso ĆØ una ciliegiona chiamata Paul Gascoigne. CosƬ il Boro torna subito in Premier, concludendo al secondo posto la Championship. C’ĆØ spazio per l’ennesima finale sfortunata, in questo caso quella di coppa di lega, dove i biancorossi perdono ancora contro il Chelsea sempre per due a zero, ma stavolta portando i Blues ai tempi supplementari.

Festa esulta dopo un gol insieme a Ravanelli

Le stagioni successive vedono gli Smuggies affermarsi come solida realtĆ  del calcio inglese. Festa sviluppa un grande rapporto con il manager Bryan Robson, diventando punto di riferimento della retroguardia del Boro.

C’era una caratteristica fondamentale del gioco di Uncle Fester che piaceva ai supporters biancorossi: la capacitĆ  di non mollare mai. Il gioco di Festa era spesso considerato ruvido e fu proprio questo suo modo di vedere il campo come una sorta di arena di gladiatori che maggiormente conquistĆ² i tifosi. I suoi tackles sembravano voler affermare il sacrosanto diritto ad esistere di chi, seppur non avendo il talento di altri, si ĆØ guadagnato sul campo e con il lavoro di ogni giorno l’accesso ai palcoscenici piĆ¹ prestigiosi del mondo. Uno stile scontroso, non affine ai cultori dell’estetica e dei virtuosismi ma che all’interno di una squadra di calcio fa comodo eccome.

Naturalmente esiste una linea sottilissima che divide l’aggressivitĆ  controllata dal pericolo di un eccesso di foga e alcune volte il difensore sardo questo limite lo sorpassĆ² (chiedere a Kevin Philips per conferma), ma ciĆ² non influƬ minimamente nel rapporto di reciproca stima tra la cittĆ  e Festa.

Con l’avvento nel giugno del 2001 di Steve McClaren alla guida degli Smoggies iniziĆ² un lento declino della parabola di Uncle Fester al Middlesbrough che portĆ² il difensore italiano ad uscire mano a mano dalla formazione titolare fino ad essere rilegato ai margini del progetto.

Sono molte le voci che riguardano questo periodo della carriera di Festa. Sicuramente influƬ la reciproca antipatia tra il nuovo manager del Boro e il difensore (ce lo ha confermato quest’ultimo nel corso di una recente intervista) e l’episodio giĆ  citato della rissa in campo con Kevin Phillips durante un Middlesbrough – Sunderland fu la classica goccia che fece traboccare il vaso: McClaren furioso per il comportamento del suo giocatore definƬ l’accaduto ā€œun fatto vergognosoā€ e di lƬ in poi Festa il campo non lo vide letteralmente quasi piĆ¹.

Indubbiamente le idee del nuovo manager andavano verso un rinnovamento e una ricostruzione della rosa, cosa cheĀ  di fatti avvenne alla fine della stagione 2001/2002. Sta di fatto che nel corso della stagione a Festa vennero preferiti i piĆ¹ giovani Gareth Southgate e Ugo Ehiogu e l’italiano chiuse l’annata con solamente sette presenze. Ultima apparizione in maglia biancorossa sarĆ  la sfortunatissima semifinale di FA Cup contro l’Arsenal, decisa proprio da un autogol di Festa. Una partita che ben rappresenta gli ultimi anni del Boro, fatti di grandi match ma anche grandi recriminazioni. Un autogol che comunque non scalfƬ affatto l’affetto dei tifosi per Uncle Fester segno tangibile dall’apporto tecnico ed umano di Festa alla squadra e alla cittĆ  negli anni della sua permanenza.

Era giunto il momento di salutare una piazza che lo aveva amato per piĆ¹ di cinque anni e infatti durante il mercato estivo del 2002 Gianluca fece le valigie direzione Portsmouth.

La sua carriera in biancorosso segna alla voce presenze il numero centotrentasei, il tutto condito da dieci marcature.

Ancora oggi se dalle parti di Middlesbrough chiedete qual ĆØ l’italiano di cui hanno piĆ¹ stima in molti vi risponderanno con questo nome: Gianluca Festa, Uncle Fester, un guerriero con ai piedi delle scarpe chiodate.

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