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Una scarpa (in faccia) di troppo: la fine del rapporto tra Ferguson e Beckham

2 ' di letturaSe c’è una cosa che più di tutto ha reso grande il Manchester United dell’era Ferguson, è stata proprio la capacità di quest’ultimo nello scovare e nel crescere talenti. Giggs, Scholes, Neville, Beckham, Ronaldo e tanti altri: si perde il conto dei fuoriclasse in erba che hanno avuto la fortuna di scoprire il proprio potenziale sotto l’ala dello scozzese, che più di una volta ha mostrato un certo istinto paterno verso i suoi giocatori. Ma Sir Alex era un allenatore passionale, e in lui, spesso, prevaleva la figura del mentore severo che non accettava errori, tanto meno quando la posta in gioco era alta.

Tra quelli che più hanno goduto e al contempo sofferto il carisma e l’imponenza del tecnico c’è sicuramente lo Spice Boy. Legati da un rapporto di amore-odio perfettamente bilanciato, i due toccarono il punto di non ritorno il 15 febbraio del 2003, in seguito alla sconfitta dei Red Devils contro l’Arsenal nel quarto turno di FA Cup.

Lo sappiamo: Ferguson odiava perdere e non era bravo a nasconderlo, soprattutto se l’avversario era l’Arsenal di Wenger, il rivale di sempre. Quel giorno, nei minuti immediatamente successivi al triplice fischio, la rabbia si rivelò incontrollabile, lo scontro inevitabile. Sir Alex entrò nello spogliatoio e cominciò a rimproverare Beckham per lo scarso impegno mostrato. In realtà, non fu lo squarcio di un fulmine a ciel sereno: già da alcuni mesi il centrocampista sembrava non mostrare più la dedizione e la voglia dei primi anni, qualità che gli avevano di fatto assicurato un occhio di riguardo da parte del suo padre calcistico. Probabilmente distratto dalla notorietà che si era costruito fuori dal campo, Beckham non era più lo stesso; non c’era più solo il calcio, ma anche un’immagine pubblica da nutrire, uno stile da diffondere. Insomma, si trattava di un mondo fatto di gossip che Ferguson non poteva più tollerare.

Come andò? Ce lo racconta la celebre autobiografia dello scozzese. Beckham fece un errore forse ben più grave di quelli commessi nel corso del match: rispose malamente alle critiche del capo, che non ci vide più e gli si avvicinò colpendo col piede una scarpetta che volò inesorabilmente sul sopracciglio sinistro dell’allievo ormai rinnegato. Quel gesto – potremmo non sapere mai con certezza se sia stato volontario o meno – detonò la miccia, e solo l’intervento degli altri evitò la rissa.

Beckham si è detto spesso pentito di aver lasciato l’Old Trafford, ma la verità è che, stando alle parole scritte da Fergie, fu quell’episodio a segnare il suo destino:

“Il giorno seguente la storia era su tutti i giornali e fu in quei giorni che dissi alla società che David avrebbe dovuto lasciare il club”

Ci è voluto più di un decennio per assistere alla pace definitiva. Sta di fatto che i successori di David ci avranno pensato due volte prima di violare la prima legge da imparare al Manchester United: Ferguson ha sempre ragione.

 

 

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