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Quella volta a Craven Cottage con Rui Fonte per amico. Storia di un’amicizia nata per caso

Dal videogioco alla realtà: Rui Fonte è diventato un nostro amico. Questo è il calcio inglese...

3 ' di letturaDi Roberto Santomo

Febbraio 2018, come regalo al mio testimone di nozze deciso di andare al Craven per Fulham-Wolves. Per abitudine cerchiamo subito chi “stalkerizzare” per vivere un esperienza unica.

Troviamo Marco Cesarini, preparatore dei londinesi ed amico con un nostro amico in comune. Mille messaggi ma niente, nessuna risposta. Quindi decidiamo che una volta là, ci daremo da fare a modo nostro, una sorta di pio e Amedeo della bassa reggiana. Febbraio è freddo a Londra ma portiamo un po’ di calore in tribuna in attesa che arrivino il fischio d’inizio, quindi cominciamo a chiamare i giocatori che nel frattempo stavano facendo il riscaldamento, in particolare Rui Fonte, pupillo di mio figlio alla play. Cominciamo con i selfie di rito con chiunque ci desse ascolto. Kebano, Odoi, Sessegnon, Target, poi arriva Cesarini, lo chiamiamo, lo invochiamo e alla fine riusciamo a parlarci strappandogli la promessa di una maglia. Dopotutto il viaggio non poteva essere a mani vuote.

Nel mentre i tifosi che cominciavano a riempire la tribuna si chiedevano chi fossimo vista la confidenza che avevamo. La partita inizia e continuiamo ad incitare da bordo campo fino a che finisce il primo tempo. Birra di rito insieme alla tifoseria locale e via pronti per il secondo tempo. Qui accade l’imponderabile. Cesarini sbuca dagli spogliatoi con in mano due maglie. Ci indica mentre prende posto in panchina e ce le allunga. La gente continua a a chiedersi sempre più chi fossero questi sconosciuti. Noi galvanizzati andiamo avanti imperterriti. Dovevamo avere di più a quel punto. Si alza Rui Fonte dalla panchina per dare vitalità ad un attacco fino a quel momento sterile e tempo 2 minuti Mitrovic sigla l’1-0. Noi però volevamo Rui che però, visto anche il 2-0, si riaccomoda seduto. Fischio finale. Quindi? Aspettiamo che si svuoti lo stadio, rimaniamo per un paio di foto fino a quando i panchinaro iniziano l’allenamento di fine partita e mentre veniamo accompagnati all’uscita dagli addetti, compare Rui. Lo chiamavamo, lo vedevamo e lui ci saluta. Andiamo fuori ad aspettarlo. Ormai avevamo quasi perso ogni speranza. Più di un ora fuori ad aspettare i giocatori ma poi pian piano cominciano ad uscire. Riusciamo ad intrufolarci e cominciano le foto con tutti i giocatori. Arriva Rui e sono già lì che gli spiego la fissa di mio figlio che alla play continua a sostenere un portoghese che onestamente, non è che abbia fatto chissà che. Foto, chiacchierata, video di saluto.

Ma, la promessa che ci saremmo continuati a sentire….potevamo tornare a casa soddisfatti di avere avuto un’esperienza magnifica e appagante. Questa è la magia del calcio inglese. Questo è accaduto praticamente in ogni stadio che abbiamo visitato, Anfield, Old Trafford, Stamford, Emirates, Etihad…. Vi ho raccontato questa solo per un motivo. Rui adesso è nostro amico. Ci ha ospitato a Lille quando si è trasferito, ci scriviamo tutti i giorni o quasi, ci ha spedito maglie e materiale per i nostri figli, ci ha ospitato a Londra quando è tornato lo scorso anno al Fulham facendo entrare mio figlio in campo con loro per tutto il giorno, ci ha invitato in Portogallo ora che è tornato a casa.

E questo è quello che è, grazie a come vivono la partita in Inghilterra dove finisce tutto al fischio finale e tutti i giocatori sanno che vivono con la passione che noi tifosi regaliamo loro e non si sottraggono ad una foto o un autografo dove per loro magari non significa nulla ma per un bambino di 8 anni significa la vita.

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