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“Perché Brighton e Crystal Palace si odiano così tanto. La storia del M23 Derby”

Il viaggio alla scoperta delle radici di un'acerrima rivalità.

6 ' di letturaQuella tra Brighton e Crystal Palace è una rivalità che in Terra d’Albione tutti riconoscono ma nessuno capisce. Nessuno, tranne i supporters delle dirette interessate. Si perché solitamente i derby nascono da rivalità stracittadine – vedi la storica tra City e United, prima dell’arrivo degli sceicchi – oppure da animosità figlie dei ripetuti scontri al vertice delle competizioni – come è accaduto a Chelsea e Liverpool.

Qui la storia è completamente diversa. Perché tra il Falmer Stadium e Selhurst Park distano oltre 40 miglia, per capirci circa un’ora e mezza di guida lungo la Motorway 23. Ecco perché non esiste alcun Brighton-Palace, ma solo l’M23 derby. Non parliamo quindi di una stracittadina, tantomeno di una sfida ai vertici: basti pensare che prima della promozione in Premier League ottenuta dai Seagulls nel 2017, le due compagini non militavano assieme nella massima serie da più o meno 30 anni.

Ma riavvolgiamo il nastro, per capire quando tutto ebbe inizio. Alcune storie, che a dir la verità somigliano più a leggende nate per avvolgere di un fascino lontano gli eventi dei nostri giorni, narrano di tensioni risalenti addirittura ai primi anni del ‘900, quando gli originari di Brighton cominciarono ad avercela su con quelli di Croydon, che andavano trasferendosi in massa verso Sud, affollando la città di mare. Tralasciando però miti e narrazioni romantiche, sappiamo per certo che le radici dell’odio vengono inequivocabilmente gettate a metà anni ‘70, quando Palace e Brighton si ritrovano a lottare per la supremazia in Third Division – quella che oggi conosciamo come League One.

Nella stagione 1974/75 il Palace retrocede fragorosamente dalla Second Division, raggiungendo in terza serie quelli che di lì a poco sarebbero divenuti i loro acerrimi rivali. Entrambe le squadre sono guidate da allenatori ambiziosi, cui è affidato il compito di traghettarle verso la promozione. Sulla panchina del Brighton siede Peter Taylor, storico assistente di Brian Clough, mentre la panchina del Palace viene affidata all’eccentrico Malcolm Allison.

Le danze di apertura di quella stagione mettono di fronte proprio le due rivali, ancora ignare di essere tali. Quello che si appresta ad essere un normale e soleggiato pomeriggio di calcio nell’East Sussex, vede però scorrere decisamente troppe pinte di birra tra ambedue le tifoserie. Il Brighton si aggiudica il match con uno striminzito 1-0, ma la sfida passa alla ribalta delle cronache non tanto per ciò che si è visto in campo, quanto per gli episodi violenti che caratterizzano il prepartita: un gruppo di supporters del Palace infatti dà luogo a feroci scontri con una fascia importante dei sostenitori di casa, sul lungomare in direzione di Hove.

Sammy Morgan porta in vantaggio il Brighton.

La miccia ormai è stata accesa. La stagione successiva, il confronto al Goldstone Ground si svolge alla presenza di 33.000 spettatori, un numero a dir poco spaventoso per una sfida di terza serie. Qualcosa va cambiando nell’aria, letteralmente, tanto che il gioco viene fermato per ben 3 volte a causa del lancio di vere e proprie bombe fumogene in campo. I padroni di casa si aggiudicano il match per 2-0, grazie alla doppietta di Sammy Morgan. La partita però passa alla storia non per il risultato, ma poiché dà i natali al nickname “The Seagulls”, che proprio in quel pomeriggio, viene utilizzato per la prima volta dai tifosi del Brighton per indicare i propri beniamini, sino ad allora sempre chiamati “The Dolphins”. La circostanza si deve al fatto che questo epiteto fu intonato a gran voce dai supporters di casa come coro in risposta al grido “Eagles!” da parte dei supporters del Palace. Quel giorno segna la morte dei delfini, e la nascita dei gabbiani. Un’acerrima rivalità che spinge addirittura a modificare per sempre il soprannome della propria squadra. È chiaro che questa non può essere una partita come le altre.

Sia Allison che Taylor lasciano la panchina dei rispettivi club, avendo gettato il seme della discordia, pronto a sbocciare fragorosamente. Terry Venables prende le redini del Palace e l’irascibile Alan Mullery quelle Brighton.  Tenete a mente quest’ultimo nome, perché sarà proprio Mullery a divenire una figura centrale in questa folle storia. I due hanno da tempo delle questioni in sospeso, senza neanche sapere fino in fondo il perché. In un’intervista rilasciata al The Guardian, è lo stesso Mullery ad ammettere: Non so come l’acredine tra me e Terry sia realmente iniziata, penso sia dovuta al fatto che io venni scelto come capitano, mentre lui come vice, ai tempi del Tottenham” [NDR ambedue militarono negli Spurs sotto la guida di Bill Nicholson]. “Terry non aveva un bel rapporto con Nicholson, in più non si sentiva apprezzato dai tifosi, a differenza mia, che ero coccolato da tifo e allenatore”

Ad alimentare la rivalità tra i due, e su larga scala tra le tifoserie, si prodiga anche il caso. Di fatti, il calendario della stagione ‘76/’77 mette di fronte Palace e Brighton ben cinque volte– le due classiche gare di andata e ritorno in campionato, ma soprattutto il primo turno di FA CUP, che dà luogo a ben due replay. “L’eccessiva confidenza non fa altro che alimentare il disprezzo”, direbbe un vecchio saggio. La prima sfida di coppa va in scena al Goldstone Ground, terminando con uno scoppiettante 2-2. Appena tre giorni dopo si gioca il ritorno al Selhurst park. Entrambe gli impianti contano per i due confronti il doppio del normale afflusso di tifosi. La partita termina nuovamente in pareggio, questa volta 1-1. A montare immediatamente sono le polemiche per l’individuazione del campo su cui disputare il terzo match tra le due compagini; sino al momento in cui la scelta della federazione ricade salomonicamente su Stamford Bridge. Dopo ben due rinvii causa maltempo, le tensioni accumulate nell’arco di mesi, esplodono nei novanta minuti di fuoco giocati alla corte di Sua Maestà.

Phil Holder porta al comando il Palace, ma il vantaggio dura ben poco, perché il Brighton riacciuffa il pari con Peter Ward. Tutto vero, non fosse che l’arbitro decide di annullare il goal per un presunto tocco di mano dell’attaccante dei Seagulls. Solo tempo dopo, Jim Cannon, il capitano del Palace, ammetterà di aver causato il tocco di mano con uno spintone falloso rifilato all’attaccante. Si gioca una battaglia a tutto campo: calcioni e scivolate sono puntuali come il tacchino per il Thanksgiving. Va in scena un combattimento arcigno, finché a 12’ dalla fine il direttore di gara Ron Challis concede un penalty in favore del Brighton. Sul dischetto si presenta Brian Horton, che trasforma con freddezza. Tutto fermo però, per Challis il rigore non è regolare, deve essere nuovamente battuto perché l’area è troppo affollata al momento del tiro. Questo nonostante l’invasione fosse stata commessa soltanto da giocatori del Palace. Il fischietto britannico non vuole sentire ragioni. Il nuovo tentativo di Horton stavolta non va a buon fine, stampandosi sui guantoni di Paul Hammond, di lì a poco nuovo eroe del Selhurst Park. Il Brighton viene sbattuto fuori dalla competizione in un modo che fa davvero male. Mullery, per usare un eufemismo, non la prende benissimo.

Al fischio finale il coach dei Seagulls punta dritto verso il direttore di gara, lanciandosi in una corsa irrefrenabile. Gli stewards sono costretti a trattenere la furia del manager, che a quel punto si “limita” a vomitare in faccia al direttore di gara tutto il proprio dissenso riguardo al suo operato. Poi, la fine: il gesto che diviene emblema di una rivalità, la dichiarazione che suggella una guerra sportiva, certificando l’odio eterno tra le tifoserie. Mullery in mezzo al prato di Stamford Bridge che rivolge in faccia all’orda dei fans del Palace il “V-sign”. E no, non si tratta affatto del gesto della vittoria, ma di un candido “vaffanculo”. Mentre si avvia a lasciare il campo da gioco, una bicchierata di caffè rovente vola dagli spalti, colpendo in pieno l’allenatore del Brighton. Mullery risponde scagliando al suolo una manciata di monetine ed urlando: “E’ tutto ciò che valete, Crystal Palace!”. Secondo quanto riportato dal The Guardian, Mullery successivamente avrebbe addirittura fatto irruzione nello spogliatoio del Palace, per dire agli avversari cosa pensasse di loro. Beh, certamente non cose carine.

Lo storico gesto di Mullery ripreso in questo scatto.

Lo stesso Mullery racconta nella sua autobiografia: “Non appena mi incamminai verso il tunnel che conduceva agli spogliatoi, i tifosi del Palace mi ricoprirono di sputi. Io li mandai nuovamente al diavolo facendo lo stesso gesto, poi rilasciai un’intervista in li ricoprii di male parole e dissi che non avrei dato neanche un centesimo per nessuno dei giocatori del Palace

Quel freddo lunedì sera di Novembre è uno spartiacque; il gesto di Mullery rende ben chiaro a tutti che ormai non si può più tornare indietro. Da quel giorno in poi, Brighton e Crystal Palace non smetteranno mai di odiarsi.

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