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Oxford, non solo università: il trionfo in League Cup del 1986

3 ' di letturaLa città di Oxford non è certamente famosa per il calcio. Si tratta infatti della sede della più antica università del mondo anglosassone, stimata e conosciuta in tutto il mondo. Un tratto caratteristico della città, che oscura tutte le altre sue bellezze o realtà importanti. Tra queste non figura la squadra di calcio, ma c’è stato un anno in cui l’Oxford United ha avuto il suo momento di gloria. Un flash breve ma intenso, che conferma una prassi del calcio inglese: nell’albo d’oro, a patto di credere in sogni che sembrano irrealizzabili, c’è posto per tutti.

Jim Smith e il periodo d’oro dell’Oxford United negli anni ‘80

Il momento accennato in precedenza è la League Cup edizione 1985/86. Un exploit isolato, che la dice lunga sulla storia dell’Oxford United. Il club gialloblù nasce nel 1893, ma solo nel 1949 diventa professionistico. Un traguardo importante, al quale però seguono una serie di stagioni nelle categorie inferiori. La svolta nella storia della società di Oxford avviene nel 1982, con l’arrivo in panchina di Jim Smith. Il tecnico, che in carriera ha guidato anche squadre come Blackburn, Newcastle e Portsmouth, nel giro di tre anni porta gli Yellows in First Division.

Per affrontare al meglio il massimo campionato inglese tutti aspettano una nuova stagione con al timone Smith, che invece dà le dimissioni. Al suo posto viene promosso Maurice Evans, simbolo del Reading tra campo e panchina e responsabile del settore giovanile del club di Oxford l’anno precedente. Gli Yellows appaiono alla vigilia del campionato tra i club meno attrezzati della First Division, ma riescono a smentire pronostici troppo affrettati conquistando un sofferta salvezza. Il simbolo della squadra è John Aldrige, autore di 23 gol.

La cavalcata in League Cup, condita da vittorie di prestigio

Se il campionato dell’Oxford United è stato molto soddisfacente per quelle che erano le aspettative iniziali, tale gioia non è nulla rispetto a quanto succede in Football League Cup. Si tratta di una competizione magica, in cui anche il club più piccolo sente di avere le risorse per battere chiunque. I gialloblù iniziano la competizione da outsider, superando il 2^ turno con una doppia vittoria ai danni del Northampton Town.

Gli avversari trovati nei due turni successivi sono di caratura superiore, ovvero Newcastle e Norwich. Due club spazzati via con il medesimo risultato di 3-1. Il club di Oxford impone la legge del 3-1 anche al Portsmouth ai quarti di finale, andando ad affrontare nel penultimo atto della manifestazione una delle squadre più forti d’Inghilterra in quel periodo: l’Aston Villa. L’altra semifinale è QPR-Liverpool: tutti sono pronti a scommettere su Reds e Villans che si contendono la coppa, ma la magia del calcio inglese ribalta ogni pronostico e sono Hoops e Yellows ad andare in finale.

Il trionfo in finale, poi il ritorno negli abissi del calcio inglese

Quello che va in scena il 30 aprile 1986 a Londra è un appuntamento storico per entrambi i club. Si tratta di due realtà piccole, che probabilmente – perché nel calcio inglese non si sa mai – non avranno un’altra occasione. Una chance dunque da cogliere al volo: imperativo applicato sul campo alla lettera dall’Oxford United. I gialloblù s’impongono con un netto 3-0, firmato da Hebberd, Houghton (sì, quell’Houghton che punisce l’Italia nel match inaugurale di USA ’94) e Charles.

Una giornata indimenticabile per la città di Oxford, per una volta al centro del mondo britannico non solo sul piano universitario. Un picco di notorietà al quale segue un inesorabile declino. Dopo un’altra salvezza risicata in Firs Division, l’Oxford comincia la sua discesa nelle serie inferiori. Una possibile resurrezione poteva concretizzarsi nella scorsa stagione, quando i gialloblù perdono la finale playoff per andare in Championship. Una delusione che i tifosi degli Yellows possono cancellare ripensando a quel magico 1986 e quell’indimenticabile coppa.

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