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Samir Nasri, la caduta del piccolo Zidane

3 ' di letturaAll’inizio del 2000 in Francia non si faceva altro che parlare di Samir Nasri, il promettente astro del calcio europeo incoronato come erede naturale di Zinédine Zidane quando era poco più che un ragazzino. Ma “le petit Zizou” non è mai cresciuto: la sua carriera è fatta di rimpianti e scelte sbagliate, frutto di una testa che non era proprio fatta per il pallone.

Eppure nessun altro in Europa sembrava tanto predestinato quanto lui. La storia di Nasri sembrava l’esatta copia di quella del suo idolo Zidane: entrambi erano cresciuti a Marsiglia, in un quartiere periferico, e avevano in comune le origini algerine e perfino il ruolo ricoperto in campo. Intelligente, tecnico, raffinato, insomma Nasri era quel tipo di giocatore capace di farti innamorare con un solo tocco di palla e all’OM, squadra in cui è cresciuto, lo sapevano bene.

Non c’è da stupirsi quindi se a 21 anni si trasferì all’Arsenal. In verità tanti grandi club misero gli occhi si di lui, ma a portarlo verso Londra fu soprattutto la presenza in panchina del suo connazionale Arsène Wenger. I tre anni trascorsi con i Gunners sono forse il punto più alto di una carriera bruciata in fretta anche a causa di un carattere che non lo ha mai reso simpatico agli occhi dei tifosi. Ma in campo era un’altra cosa: il suo impatto nella Premier League fu straordinario, tanto da segnare 6 gol e servire 2 assist nel suo primo anno inglese. L’apoteosi però arrivò nel 2011, probabilmente la miglior stagione di tutta la sua breve vita calcistica. In quell’anno nessun centrocampista in Europa aveva i numeri di Nasri e dopo aver segnato 10 gol in un solo campionato venne nominato come calciatore francese dell’anno, battendo la concorrenza di altri due connazionali illustri come Florent Malouda e Hugo Lloris.

Il francese era sul tetto d’Europa e le previsioni di chi lo aveva battezzato come nuovo Zizou si erano compiute a pieni voti. A 24 anni Nasri non poteva chiedere di più alla sua carriera e il passaggio al Manchester City sembrava segnare l’inizio di una nuova avventura vincente, nella quale si sarebbe dovuto affermare come uno dei centrocampisti più forti al mondo. Ma qualcosa andò storto e il trasferimento a Manchester si trasformò nell’inizio della fine. La rottura con l’Arsenal nell’agosto 2011 fu brusca e il primo incontro con i Gunners da ex aprì una faida che non si è mai più chiusa. Quelli che una volta erano i suoi sostenitori più fedeli divennero “irrispettosi” secondo Nasri che in realtà non ha mai fatto niente per provare a risanare il rapporto.

Anzi, dopo aver vinto il primo titolo da protagonista con il Manchester City, il francese lanciò una stoccata rimasta celebre. Anziché festeggiare il primo titolo inglese assieme ai suoi nuovi compagni, Samir Nasri rispose alle critiche provenienti da Londra dicendo di: “celebrare il loro terzo posto mentre io mi concentrerò sul vincere i titoli. E adesso spero che i tifosi dell’Arsenal si dimentichino di me e vadano avanti con le loro vite”. Insomma, non proprio parole d’amore.

Screzi a parte, la sua avventura al City termina nel peggiore dei modi: alcol, ragazze e bella vita sono la priorità a dispetto del campo, dove il suo immenso talento si perde poco alla volta. Quello che fino a qualche anno prima era un centrocampista eccezionale si trasforma in un giocatore altamente discontinuo e mediocre che finisce ai margini del progetto fino alla definitiva separazione avvenuta nel 2017, al culmine di una stagione chiusa con appena 15 minuti giocati in tutto il campionato. Ormai Samir Nasri è soltanto l’ombra del ragazzo arrivato in Inghilterra per la prima volta con una valigia di sogni e un cammino da vero predestinato.

L’atto definitivo di autodistruzione è l’addio alla nazionale francese nel 2014, una squadra che (parole sue) non lo rendeva felice ma anzi, profondamente arrabbiato. E ora, dopo le esperienze brevi e infelici al West Ham e all’Anderlecht, il francese si ritrova senza squadra e con un passato ricco di rimpianti. E anche i tifosi si chiedono chissà cosa sarebbe potuto diventare se il destino non fosse stato così avverso.

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