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La grinta di Paolo Di Canio nei Bhoys del Celtic

1996: la stagione di Paolo nei Bhoys del Celtic di Glasgow. Tra alti e bassi: una scommessa vinta.

5 ' di letturaā€œ…For its a Grand Old Team to play for, for its a Grand Old team to see. And if you know the history, its enough to make your heart go…ā€

Cantano a gran voce i Bhoys, saltando sugli spalti. ƈ la 2Ā° di campionato e stanno asfaltando per 4-1 il Raith Rovers.

Agosto 1996. Paolo era arrivato un paio di mesi prima ed ĆØ travolto dallā€™entusiasmo di questa bolgia biancoverde. Paolo non ne ha mai abbastanza: ha fame di gol, di calcio e di successo. ƈ uno abituato al sacrificio, ad andarsi a prendere la palla, a sgomitare per un posto in campo. Ha lasciato Milano proprio per questo: nella metĆ  rossonera non trovava posto da titolare, faticava ad inserirsi. E lui, fermo a guardare gli altri giocare, nel pieno della sua carriera, alla soglia dei 30 anni, a fare da spettatore: proprio non ci voleva stare… Sembra lontano il giorno in cui aveva lasciato la sua Roma, 6 anni prima: cresciuto tra la periferia e i gradoni della Curva Nord, nelle fila del gruppo ultrĆ  degli Irriducibili, a tifare ogni maledetta domenica per spingere la sua Lazio. ā€œCalleri, ascolta: Di Canio non si tocca!ā€ contestavano i tifosi biancocelesti al loro Presidente del tempo, reo (cosƬ sembrava) di aver ceduto il loro fratello per fare cassa. In seguito veste per due anni la maglia della Juve e un anno quella del Napoli, prima di approdare alla corte di Berlusconi e Galliani: poi gli scazzi con Capello e quellā€™idea di cambiare tutto, di svoltare e di scappare lontano e ricominciare… oltremanica: anche lui, come molti altri.

ā€œAmore, che ne pensi se ci trasferissimo quassĆ¹ (-e sposta il dito sempre piĆ¹ a nord-): tipo in Scozia?ā€ fa il vago, indicando a sua moglie una cartina geografica. ƈ uno che non si tira mai indietro e ha fame di nuove sfide: per questo accetta lā€™offerta del Celtic e si trasferisce oltre il Vallo di Adriano. Il compenso economico non lo soddisfa, ma si fida di Fergus McCann, dirigente della squadra: se farĆ  bene, riceverĆ  un aumento lā€™anno dopo. Una balla: e lo leggerete poi… Anyway. La presentazione ĆØ allo stadio, in grande stile: tanto che ĆØ lo stesso giocatore a chiedersi chi sia la star… ma lā€™entusiasmo ĆØ tutto per lui e ne viene trascinato. ā€œCome on Paolo: say ā€˜Celtic is the best football team to play for!ā€™ā€ E lui ripete, senza esattamente capire unā€™acca di quelle parole. La folla di tifosi si esalta e urla sempre di piĆ¹ il suo nome a gran voce: aggiunge delle smorfie, comincia a smanettare con la sciarpa ed ĆØ lā€™apoteosi.Tutto molto bello… come prologo. ƈ un colpo di fulmine reciproco, la famiglia ĆØ contenta della nuova casa, lo stadio ĆØ pieno di tifosi esaltati, lui ĆØ carico a mille… bla bla bla: lā€™idillio si incrina un mese dopo lā€™inizio del campionato, il 28 settembre. Si gioca ad Ibrox contro gli acerrimi nemici Rangers. ā€œ…And music played at the penny arcade, yes it played and it played, played all the time. Roll up and spend your last dime…ā€: ĆØ una marea blu, spezzata da Union Jack, ad alzare uno dei propri inni, nonchĆ© coro considerato settario. Volano insulti e minacce, l’adrenalina cresce assieme alla voce. Fuori la tensione ĆØ altissima. ƈ lƬ che il nostro italiano si rende conto di cosā€™ĆØ lā€™Old Firm: lui che ha vissuto tante stracittadineĀ a Roma, dove certo non volano fiori (e anzi per molto tempo la puncicata fuori dallā€™Olimpico ĆØ stata la regola – quando non altro purtroppo), oltre a qualcuno anche nei suoi passaggi a nord, capisce che cā€™ĆØ di molto peggio… qui siamo al sottile confine di una guerra. Qui serpeggia l’odio vero. Unionisti contro repubblicani. Protestanti contro cattolici: una fede religiosa, prima ancora che calcistica.

Si scaldano gli animi minuto dopo minuto. Le Green Brigades sono schiacciate nello spazio di stand a loro destinato. E i loro beniamini sono schiacciati in campo: perdono infatti 2-0 sotto i colpi di Gough e Gascoigne. Paolo tenta di darle ad Ian Ferguson, che gli aveva urlato ā€œF*ck you, bastard!ā€: non ci vede piĆ¹ dalla rabbia e solo i compagni riescono a separarli. Allā€™allenamento successivo sbrocca: comincia a mandare a quel paese tutti e ad urlare a tutti ā€œYou are sh*t!ā€. No, non ĆØ Mark Renton a dirci quanto crede sia una merda essere scozzesi: ĆØ lui che non riesce a dire altro, nel suo pessimo inglese. Urla, insulta e scappa. ƈ nervoso: gli rode aver perso il derby e pensa che la sua squadra non sia abbastanza forte, che il calcio scozzese sia a livello bassissimo, che i compagni siano imprecisi e non gli passino palloni come Dio comanda. Cammina lungo la Clide Gateway, fino a Celtic Park: quello che aveva considerato il suo Eldorado. Poi si blocca: una macchina gli si para davanti ed ĆØ il suo allenatore, Tommy Burns. Non ĆØ lƬ per cacciarlo, ma per calmarlo: capisce il suo disagio e cerca di rincuorarlo. E Paolo rimane colpito da questo gesto: si sente trattato come un figlio, non come una pedina a libro paga. E si scusa. Si abbracciano. Pietra sopra.I tabloid britannici lā€™avevano definito ā€œfieryā€: non a caso. Coraggioso. Sanguigno. “Osare. Credere. Spavaldi di essere”: ĆØ un qualcosa che hai nel sangue dalla nascita. Anche un poā€™ cocciuto. Lo odi o lo ami. Sbotta di nuovo: il 30 novembre, nella partita in casa contro gli Hearts (dopo un’altra sconfitta con i Gers). Vantaggio ospiti, pari loro, di nuovo a segno i granata di Edimburgo e poi quel rigore che calcia proprio Paolo: segna e si fionda a cercare di recuperare la palla in fondo alla rete… ā€œA moment of complete madness!ā€: Rousset non para ma lo infastidisce e lui corre verso centrocampo stizzito… lā€™arbitro non gli perdona le intemperanze: estrae il giallo e poi il rosso e lo espelle. Finisce 2-2, col sentore di aver comunque fatto una figuraccia… Si fa perdonare un mese dopo, away al Pittodrie, siglando la rete della vittoria sullā€™Aberdeen: ā€œMarvellous ball! One of the best goal of the season!ā€.

Il campionato prosegue abbastanza bene: la squadra ha ingranato, va avanti tra molti alti e qualche basso, collezionando tra i primi di gennaio e il 10 maggio 12 vittorie, 4 sconfitte e 3 pareggi. La sua unica rivincita con i Gers va in scena il 6 marzo, quando li sbattono fuori dalla Scottish Cup: giocano in casa e vincono 2-0 grazie anche alla sua precisione dagli 11 metri, su rigore. ā€œQuando la palla toccĆ² il fondo della rete, sentii 50.000 voci che cantavano il mio nome. Era irreale!ā€. Segna, esplodono i tifosi e tremano gli spalti. ā€œIl loro astio non era solamente legato al calcio, ma era il calcio che entrava a far parte della mia sfera dā€™azione… Mi diede quella collera extra perchĆ© volevo disperatamente entrare nella storia del Celtic. I loro nemici erano diventati i miei nemici.ā€ dichiara nella sua biografia.

Alla fine arriveranno secondi, a ā€“5 punti proprio dagli odiati rivali. Bilancio personale positivo, perĆ²: mette a segno 12 reti in 26 partite e viene addirittura votato ā€œplayer of the yearā€ (giocatore dellā€™anno). ƈ entrato nel cuore dei tifosi, ha legato molto con lā€™allenatore e si ĆØ ambientato sia in squadra che in cittĆ . Ma nel momento in cui ricorda a Fergus McCann la promessa fatta, questā€™ultimo ha un vuoto di memoria (per dirla ironicamente) e si arriva alla rottura. Gli Hoops perdono cosƬ, nella sessione di mercato dellā€™estate 1997, quelli che lo stesso McCann definisce amaramente e sarcasticamente i ā€œTres amigosā€: Pierre Van Hooijdonk, Jorge Cadette e Di Canio stesso; tutti e tre in rottura con la dirigenza e fondamentalmente per motivi piĆ¹ di fiducia e difficoltĆ  di rapporti con essa, prima ancora che economici. Finisce cosƬ, in modo spiacevole, la stagione di Paolo nei Bhoys del Celtic di Glasgow. Next stop: Inghilterra; dove lascerĆ  il segno… ma quella ĆØ unā€™altra storia!

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Ilaria Ciangola
Di Trento. O.S.S. in Pronto Soccorso. Tifosa e appassionata di calcio (italiano e internazionale), viaggi, Oasis e tutto ciĆ² che ĆØ oltremanica.

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