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martedì 14 Maggio 2024
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Se il Chelsea esiste dobbiamo ringraziare un cane

L'incredibile vicenda che portò alla nascita del club londinese.

3 ' di letturaPartiamo dal Chelsea. Anzi no, partiamo dalla terra che gli ha dato i natali. Descrivere l’Inghilterra come la culla del football sarebbe semplicemente riduttivo. Questo incredibile paese è anche e soprattutto il luogo da cui prendono le mosse una serie di viscerali emozioni, le quali impattano frontalmente con questo sport, o per meglio dire con questo stile di vita: sentimenti che condizionano il corso degli eventi, volontà di potenza che costituiscono il motore di imprese folli, di storie meravigliose. Tra queste, quella del Chelsea Football Club.

È il 1896 quando Henry e Joseph Mears, fratelli di sangue e in affari, ambedue follemente innamorati del pallone, decidono di rilevare lo Stamford Bridge Athletics Ground. I due businessmen credono fermamente che quello sport, per il quale hanno letteralmente perso la testa, in breve tempo diverrà un prosperoso terreno d’affari. E allora quale opzione migliore se non quella di comprare un impianto sportivo da mettere a reddito, trasformandolo nello stadio più bello d’Inghilterra?! “Con la proliferazione di un numero sempre maggiore di club in molti saranno interessati, e il prezzo lo faremo noi, ci puoi scommettere Jo”.

Sulle ali dell’entusiasmo, di cui ogni imprenditore di successo è provvisto, i due fratelli si recano immediatamente a caccia del pesce grosso, che nella Londra dell’epoca, significa bussare alle porte del Fulham. I due sono convinti di avere tra le mani una perla di una graziosità tale da far mutare i piani di investimento già predisposti dal club bianconero: infatti alcuni emissari del Fulham già dal 1894 avevano concluso un accordo con una nobile famiglia londinese per rilevare una vasta area in Stevenage Road, là dove sorgeva il cottage fatto costruire da William Craven, VI barone dell’omonima famiglia (di qui il nome dello storico stadio, Craven Cottage, e del nickname della squadra londinese, Cottagers). Da quel momento erano passati due anni, senza che però fossero stati fatti significativi passi in avanti nella costruzione del nuovo impianto.

I fratelli Mears contano pertanto di inserirsi in questa fase di stallo, avanzando sul piatto l’offerta di un impianto immediatamente pronto e rimesso a nuovo, in cambio di un cospicuo canone mensile da versare nelle loro tasche. Peccato che i due intraprendenti affaristi abbiano fatto i conti senza l’oste. Infatti, proprio in quegli stessi giorni, salta fuori un ulteriore accordo vincolante tra i bianconeri e gli antichi proprietari dell’area che prevede la corresponsione da parte del club acquirente di una percentuale sulla vendita dei biglietti in favore della famiglia cedente. Inoltre, come se non bastasse, si sbloccano i lavori per la costruzione di quello che, in meno di un anno, diventerà Craven Cottage. Le aspettative dei due fratelli vengono deluse: l’immagine di Stamford Bridge che apre le porte a un club prestigioso sembra destinata a rimanere tale. Piuttosto è il secco no del Fulham, pronunciato con voce roca dall’allora Presidente Henry Norris, a richiamare il sordo rumore di un portone che viene sbattuto in faccia.

Siamo alla fine dell’Ottocento e, dopo un ventennio di crescita sfrenata, lo spettro della Grande Depressione aleggia anche nella patria dello sviluppo industriale. I Mears riescono a limitare le perdite, ma quell’enorme struttura rischia di essere un peso troppo grande da sopportare per l’azienda. Ad un certo punto si fa avanti la Great Western Railway Company, manifestando un certo interesse a rilevare il terreno per utilizzarlo come deposito di carbone. Ed è qui che il mito si mischia alla realtà, ammantando di un’aura magica questa incredibile storia. Leggenda vuole che Gus Mears fosse sul punto di concludere la trattativa con la big company, ma che un suo collega, tale Fred Parker, riuscì a dissuaderlo. Il motivo? Il cane di Gus, un vivace scotch terrier, morse Parker ad una gamba proprio mentre stava parlando con il padrone di quanto fosse auspicabile la cessione dell’impianto sportivo alla Great Western. Fred considerò l’incidente una premonizione, persuadendo lo stesso Mears a non vendere. Così, su consiglio del collega, Gus decise di fondare una squadra che finalmente popolasse Stamford Bridge.

Una vecchia fotografia del Rising Sun.

Il 10 marzo 1905, al pub The Rising Sun (ora noto come The Butcher’s Hook) di Fulham Road, nasce il Chelsea FC. Non potendolo chiamare Fulham (con un pizzico di risentimento), i Mears decidono di prendere in prestito il nome del quartiere limitrofo, dopo aver bocciato gli appellativi di London FC, Kensington FC e Stamford Bridge FC. Una storia speciale, quella dei Blues, la prima squadra costruita per riempire uno stadio vuoto, e non di uno stadio costruito per dar casa ad una squadra.

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