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Montella a Londra: gli ultimi voli dell’Aeroplanino

7 ' di letturaQuello di Vincenzo Montella è un inizio insolito, distante dal luogo che diventerà poi la sua naturale riserva di caccia. Siamo a metà degli anni ’80 e, sui campetti in terra battuta dell’hinterland napoletano, lui difende i pali dell’U.S.D. San Nicola di Castello di Cisterna. “Strano!”, penserete. Ancora più strano, però, è che il ragazzetto – non certo celebre per la sua altezza, con i suoi 170 cm scarsi – in porta ci sappia fare davvero. La storia vuole che i compagni, esasperati per non riuscire a segnare, durante un allenamento pomeridiano lo tolgano di forza dalla porta e lo spediscano in avanti. Una soluzione per riequilibrare le squadre, come spesso si fa quando l’ago della bilancia pende troppo da una parte sola. Nasce così, in questo modo insolito, uno degli attaccanti italiani più forti degli ultimi decenni.

Un giovane Montella al'Empoli, in compagnia di un capelluto Luciano Spalletti

Pochi mesi e tanti gol sono sufficienti ad attirare la curiosità degli osservatori di mezza penisola. A dodici anni, Vincenzo fa le valigie e si trasferisce lontano da casa. Precisamente ad Empoli, cittadina di poche anime incastonata quasi per caso nel centro del Granducato di Toscana, sotto l’ala minacciosa e protettiva dell’elegante Firenze. Empoli, dicevamo. Uno dei migliori cantieri calcistici del Bel Paese che, a quel tempo, milita in C1. La corte perfetta per coltivarsi senza la pressione della grande piazza. L’esordio nel calcio dei grandi – a soli diciassette anni – Montella lo fa nella stagione 1990/1991. Le prime soddisfazioni arrivano però l’anno seguente, con un giovane Francesco Guidolin in panchina, quando Vincenzo segna 4 gol nelle ultime 7 partite di campionato.

Poi, il terribile stop. La diagnosi è impietosa, miocardite. Il rischio, più che concreto, è quello di dover abbandonare per sempre l’attività agonistica. Dopo quasi due anni di riposo e monitoraggio costante, invece, il ragazzo migliora e poi guarisce. Arriva, ormai quasi insperato, l’agognato semaforo verde. Il via libera definitivo glielo dà il celebre Prof. Zeppilli – primario del Policlinico Gemelli e medico della Nazionale – che lo cura come si cura un figlio.

Dopo la lunga inattività, Montella ha fretta di riprendersi la scena. Lo fa e, come al solito, lo fa bene. 17 gol in 30 partite con la maglia dell’Empoli convincono il Genoa, in serie B, ad investire sul giovane di Pomigliano d’Arco. Anche qui segna con una frequenza spaventosa: 28 gol in 40 partite. È la sliding door per il calcio che conta. Vincenzo non deve neppure disdire il contratto d’affitto. Rimane sotto la Lanterna, a Genova. Cambia solamente casacca. La Sampdoria, per 8 miliardi e mezzo, lo strappa di forza agli odiati cugini. I blucerchiati, all’epoca, sono di un altro livello. Solo una manciata di anni prima hanno incantato l’Europa intera e, adesso, dispongono del genio calcistico di Roberto Mancini, Juan Sebastián Verón e Sinisa Mihajlovic.

Vincenzo, sotto la guida sapiente del rigido Sven-Göran Eriksson e dei compagni di spogliatoio, si consacra definitivamente sul pascoscenico italiano come una perfetta macchina da gol. Comincia a volare, le reti sono tante e pesanti. Seguite, tutte, dal suo marchio di fabbrica: la celebre esultanza a mimare l’aeroplanino. La maturazione è ormai compiuta, Montella è diventato l’attaccante rapido, perspicace e furbo che tutti noi abbiamo avuto il piacere di ammirare. Rimane a Genova per 3 stagioni, mettendo a segno la bellezza di 61 gol in 98 partite. Una media impressionante che convince la famiglia Sensi a portarlo a Roma, sponda giallorossa, per la non modica cifra di 40 miliardi di vecchie lire.

10 Mar 2002: Vincenzo Montella of Roma celebrates during the serie A 26th Round League match played between Lazio and Roma at the Olympic Stadium in Rome, Italy. DIGITAL IMAGE. Mandatory Credit: Grazia Neri/Getty Images

Lo ha voluto fortemente Zeman ma, al suo arrivo nella Capitale, ad attenderlo c’è Capello. Tra Vincenzo e Don Fabio sarà, sin da subito, più odio che amore. Il tecnico friulano preferisce attaccanti che si mettono a totale servizio della squadra e, pertanto, Montella viene impiegato solo nel momento del bisogno. Ci sono picchi di forte tensione, come il celebre rifiuto a subentrare contro il Napoli, ma anche un discreto numero di gol. L’anno dello scudetto, l’attacco titolare è formato da Delvecchio e Gabriel Omar Batistuta, con Totti a disegnare calcio alle spalle dei due. Vincenzo è il primo sostituto dell’argentino. Un ruolo da comprimario che, nonostante le 13 reti finali e il tricolore cucito sul petto, ovviamente non digerisce.

Montella piano piano si adombra. Gli addetti ai lavori lo danno per finito, lui risorge segnando 21 reti sotto la guida gentile di mister Del Neri e poi, ancora, si eclissa di nuovo. L’Aeroplanino non vola più e, per risollevarsi, nel Gennaio 2007 accetta la corte serrata del Fulham di Chris Coleman, che deve salvarsi in Premier. Vincenzo, a 33 anni, si trasferisce a Londra. Arriva “The Little Aeroplanine”, titola pomposo il Telegraph.

Fulham, dicevamo. Una nobile decaduta, una romantica compagine d’altri tempi. Gli Whites, a dire il vero, quell’anno non sono propriamente uno squadrone. McBride, Christanval, Bocanegra e Routledge. Per carità, tutti giocatori discreti. Discreti ma lontani anni luce dai vari Totti, Delvecchio, Batistuta e De Rossi. Gente con cui Montella ha condiviso lo spogliatoio, guardandosi negli occhi da pari a pari. Qui, invece, l’unico sopra la media è lui. Il suo compito, quindi, è uno solo: trascinare i Cottagers fuori dal guado, con intelligenza ed esperienza. Portarli in salvo. E alla fine, con intelligenza ed esperienza, ci riuscirà.

LONDON, ENGLAND – JULY 26: An aerial view of Craven Cottage home of Fulham Football Club on July 26, 2011 in London, England. (Photo by Tom Shaw/Getty Images)

L’esordio in maglia bianca avviene due giorni dopo il suo arrivo in Terra d’Albione, precisamente il 6 Gennaio. Quel giorno si gioca il terzo turno di FA Cup, la coppa più antica e affascinante del mondo. Il Fulham è ospite del Leicester e, al minuto 71, entra in campo l’attesissimo Aeroplanino. È la sua prima uscita ufficiale e, comprensibilmente, in campo Montella tenta solo di ambientarsi, di mettersi a proprio agio. La partita finisce 2 a 2, con obbligo di ripetizione del match di lì a breve.

La settimana successiva, nel frattempo, arriva anche il debutto in Premier. Ancora una trasferta: un buon 3 a 3 ad Upton Park contro il West Ham di un giovane Carlos Tevez e dell’immortale Teddy Sheringham. Anche stavolta, Montella subentra dalla panchina e sembra solo volersi acclimatare. È una strategia pensata e ponderata. Insieme a Mister Coleman, infatti, l’ex romanista ha concordato un avvio graduale per prendere confidenza con il calcio inglese. Ma – lo sappiamo – l’Aeroplanino non è uno che aspetta. Non è uno che ha bisogno di molto tempo per capire cosa deve fare.

Il 17 Gennaio, in quel suggestivo teatro chiamato Craven Cottage, Montella viene finalmente tenuto a battesimo nel tempio del Fulham. Quel giorno, per la ripetizione del match di FA Cup di due settimane prima, da nord arriva il Leicester. Alla fine del primo tempo, senza Montella in campo, gli Whites sono già sotto. C’è bisogno di una spinta e, allora, si punta tutto sull’italiano volante. E l’italiano volante, ovviamente, risponde presente.

Al minuto 51, sul 3 a 1 per le Foxes, Vincenzo mostra agli inglesi il prototipo perfetto del rapace d’area. Mette in vetrina tutte le specialità della casa: astuzia, perspicacia, logica e una spiccatissima capacità di leggere in anticipo le situazioni. Arriva un cross velleitario dalla trequarti, con la palla che giunge sui piedi di Brown dopo un’azione confusa. L’inglese punta il fondo dal limite dell’area piccola e la mette dentro rasoterra. Montella sa perfettamente dove arriverà la palla. Puntuale, anticipa tutti e la mette dentro in mezzo a tre difensori. L’Aeroplanino è ancora capace di volare. Ma, ovviamente, non è finita qui.

Nove minuti dopo, infatti, il bomber campano dà un’ulteriore dimostrazione della sua celebre efficacia sotto porta. Nonostante gli anni è ancora furbo, molto furbo. Calcio d’angolo dalla sinistra per il Fulham. Il corner viene battuto sul primo palo con un difensore del Leicester che non riesce ad allontanare e, per errore, finisce per spizzare all’indietro. La palla attraversa tutta l’area piccola, Montella fa finta di andare da una parte e invece scarta rapido cambiando direzione. Si fa trovare sul secondo palo e anticipa il difensore. Colpo di testa e il 3 a 3 è servito. È il manifesto calcistico dell’Aeroplanino di Pomigliano d’Arco, uno che ha sempre saputo dove sarebbe finita la palla un attimo prima degli altri. L’improbabile rimonta sul Leicester, poi, viene completata da un eurogol di Routledge al 94°. 4 a 3 e passaggio del turno: in 45 minuti Vincenzo ha piegato le Foxes, guadagnandosi a buon diritto il premio di “man of the match”. Craven Cottage è ai suoi piedi, e le sensazioni di un tempo riaffiorano nitide.

Ma non basta, Montella vuole stupire. Vuole dimostrare agli inglesi di essere ancora quel sicario, furbo e astuto, che ha stregato l’Italia intera. E infatti pochi giorni dopo, in campionato, segna dagli undici metri nella partita pareggiata contro il Tottenham di Jol. Implacabile e fermo, una sentenza. Il 27 Gennaio, poi, mette ancora la sua firma negli almanacchi della FA Cup. A Craven Cottage arriva lo Stoke City. Vincenzo sigla l’1 a 0 iniziale e, non soddisfatto, regala anche un assist perfetto per il raddoppio di McBride. Montella sta bene e si vede, ma alla fine del match arriva la doccia fredda.

In conferenza stampa, incalzato dalle domande dei giornalisti, Mister Coleman è chiaro: “Vincenzo ha un contratto lungo e oneroso con la Roma, non ci hanno mai fatto intendere che sia in vendita. La prossima stagione dovremo fare a meno di lui”.

Nonostante il termine già fissato, quella tra Montella e il Fulham si rivela una bellissima storia d’amore. Breve ma intensa. Con 6 gol in 12 presenze, infatti, Vincenzo contribuisce alla salvezza dei Cottagers.

I tifosi, innamorati pazzi, gli confezionano un coro su misura.

“Oh oh oh, Montella, he comes from Italy, he fucking hates Chelsea, Montella, Oh oh oh”

A Craven Cottage, per fortuna, hanno fatto in tempo ad ammirare gli ultimi voli dell’Aeroplanino.

 

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Giovanni Mastria
Nato a Lucca, classe 1991. Scrivo con passione di cultura, attualità, cronaca e sport e, nella vita di tutti i giorni, faccio l’Avvocato.

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