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Luke Shaw, un miracolato alla corte dei Red Devils – Nel 2015 rischiò di perdere una gamba

Shaw, rischiò di dire addio al calcio giocato a soli 20 anni

3 ' di letturaEra il 15 settembre del 2015, nella cornice del Philips Stadium era in scena PSV Eindhoven-Manchester United, gara di Champions League. Un palcoscenico europeo incandescente, tanto quella sera aveva il sapore di una “seconda” estate. Proprio al 15’ della prima frazione, Luke Shaw, terzino dei Red Devils si involò verso la porta, sembrava un treno, inarrestabile, su quella fascia, un passo, un altro, ed un altro ancora. Ma nemmeno il tempo di pensare ad una progressione prima del tiro che non appena tentò di entrare in area di rigore, Hector Moreno arrivò come una furia per fermarlo, ed entrò, duro, con una scivolata che con un pizzico di sfortuna si rivelò “killer”, a forbice, l’inglese saltò e poi cadde a terra. Un intervento violento, un urlo agghiacciante rimbombò per lo stadio olandese, la gamba destra di Shaw rimase sotto a quella dell’avversario, incastrata, come in una morsa. 

Luke Shaw
L’entrata di Hector Moreno su Luke Show, la gamba del terzino inglese resta incastrata sotto

Il giocatore inglese rimase lì, a terra, piegato in due dal dolore, urla su urla. Una visione shock, sotto al ginocchio la gamba era letteralmente spezzata in due, faceva un certo effetto… Semplice per quanto dolorosa la diagnosi, rottura di tibia e perone, doppia frattura scomposta. Luke restò a terra diversi minuti, il dolore lo devastò, i soccorritori entrarono in campo e senza alcuna esitazione decisero di aiutarlo mettendogli una maschera con l’ossigeno. Shaw avvertì un dolore lancinante, così tanto da togliergli il respiro, da farlo svenire. L’inglese però non poteva nemmeno lontanamente immaginare le conseguenze di quell’intervento, le quali sarebbero potute essere molto più gravi, anzi irreversibili.

AD UN PASSO DALL’ADDIO AL CALCIO GIOCATO

“Mentirei, se non dicessi che delle volte ho pensato di smettere di giocare a calcio in quel periodo – così disse poi in seguito Shaw -, ma i miei amici e la mia famiglia mi hanno aiutato e spinto a continuare”. 

Il giocatore di Kingston upon Thames infatti, tormentato sia mentalmente che fisicamente, pensò addirittura di farla finita, di smettere con il calcio giocato. Per dedicarsi a che cosa? Boh… fino a quel giorno, Luke non aveva pensato ad altro se non a quella sfera che rotola su un prato verde. Il sogno di un ragazzo di soli 20 anni si stava per infrangere, proprio ad un anno dal suo arrivo al Manchester United, uno dei club inglesi più blasonati. Proprio quando, aveva iniziato a calcare prestigiosi nella storico teatro dell’Old Trafford. Ma il destino sa essere beffardo, impiega tanto tempo per darti, tanti sacrifici, tante notti passate a sognare ad occhi aperti, ma in un secondo può toglierti tutto, e lasciare spazio soltanto alle lacrime.

Luke Shaw
Luke Shaw a terra, i soccorritori gli hanno messo la maschera con l’ossigeno per non farlo svenire

SHAW ED IL MIRACOLO, OGGI UN PERNO PER SOLSKJAER

“Ho quasi perso la gamba, ero molto vicino a ciò ma l’ho saputo solo sei mesi dopo – ricordò in seguito Shaw -, quando il medico mi ha informato. Ho due grosse cicatrici sulla gamba ma adesso risponde meglio di prima, la sento forte”.

Indubbiamente Luke Shaw è un miracolato, qualcuno dall’alto ha voluto che continuasse a correre con quel pallone tra i piedi, subì diverse operazioni per rimuovere i coaguli di sangue che gli si erano creati in seguito alla rottura, quelli che lo avrebbero costretto all’amputazione se tutto non fosse andato per il verso giusto. 

Un percorso lungo, ripido, e con non poche difficoltà, ma Shaw tornò in campo a 10 mesi di distanza da quella terribile sera, ed oggi, a quasi sei anni di distanza, è un perno dei Red Devils di Solskjaer. Per il mese di Febbraio, è anche stato eletto miglior giocatore del Manchester United.

Luke ha saputo reagire per continuare ad inseguire quel sogno. Vi starete chiedendo… Quale? Diventare uno dei terzini più forti al mondo.

LEGGI ANCHE: (Podcast), in collaborazione con Roger: “La maglia numero 7” tutta a tinta Manchester United

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