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mercoledì 16 Ottobre 2024
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L’insostenibile leggerezza dell’essere Bruno Fernandes

3 ' di letturaUna faccia pulita, quasi a chiedere scusa per ogni gol messo a segno. Un antidivo nel modo di intendere il pallone. Ma soprattutto nella maniera in cui tratta il pallone. Nessuno dalle parti di Manchester – zona abituata ai grandi campioni – avrebbe mai potuto immaginare un impatto simile nel giro di un anno. Bruno Fernandes è diventato il simbolo del nuovo United, ancora orfano di Sir Alex Ferguson (difficile cacciar via un fantasma simile dalle tribune di Old Trafford) e alla caccia di una guida tecnica che possa quantomeno riportare nelle zone alte della classifica i cari e vecchi red devils. Compito riuscito, almeno per il momento, grazie al portoghese dalla faccia pulita ma con uno straordinario senso del gol. Non è mai facile rifondare, ma d’altronde nemmeno Roma è stata fatta in un giorno soltanto.

Impatto devastante

L’anno di Bruno Fernandes al Manchester United è stato devastante. Analizzando i freddi numeri troviamo non solo un centrocampista con grandi qualità, ma anche un calciatore “abbastanza” cinico in zona gol: 30 gol e 20 assist in 56 partite con la maglia dei red devils sulle spalle. In un momento altalenante per gli attaccanti – Rashford e Cavani segnano, ma manca la continuità – il faro in mezzo alla tempesta vive grazie alla luce riflessa di un calciatore su cui nessuno avrebbe mai puntato qualcosa. Il prezzo iniziale (80 milioni di euro) non aiutava di certo le valutazioni: parecchi hanno mal digerito un’operazione finanziaria simile, salvo ricredersi 365 giorni dopo. Qualità e rigori a parte, l’ex Samp ha parlato solo ed esclusivamente sul campo senza mai alzare la voce al di fuori del rettangolo verde.

Il gol alla Cantona

«Tutti aspettavano il cross, invece Bruno Fernandes ha guardato nell’armadietto, ha visto che lì la zia nascondeva il vasetto della marmellata e ha sorpreso Olsen che non si aspettava il tiro». Parole di Nicola Roggero, uno che di Premier League se ne intende, per descrivere l’ultima gemma incastonata in fondo al sacco da parte del numero 18 dello United.

Qualche istante a temporeggiare, per complicare un po’ il tutto. Poi lo sguardo verso la porta e il pallonetto a superare Olsen. Una conclusione simile a quella di un altro idolo non inglese passato dalle parti di Manchester, ovvero Eric Cantona. Non solo, una storia simile visto che il francese arrivò proprio nell’anno della vittoria del titolo 92-93, dopo 25 anni d’astinenza. Il titolo oggi non manca da così tanto tempo, ma una delle squadre più vincenti d’Inghilterra non alza il trofeo del campionato da sei anni. Storie differenti, ma basate pur sempre sul concetto di rifondazione.

Bruno Fernandes: fantasia e qualità

Nessuno avrebbe mai scommesso un euro sull’exploit del portoghese in Premier. Anzi, nessuno avrebbe mai immaginato che il giocatore passato per Novara, Udine e Genova sarebbe riuscito ad essere protagonista in un campionato complicato come la Premier League. Fantasia e qualità sono soltanto due caratteristiche che rappresentano la punta dell’iceberg di un calciatore che a 26 anni è riuscito ad esplodere e a trascinare letteralmente per i capelli una squadra come lo United.

Quel trequartista vecchia maniera che quando è in difficoltà caracolla verso destra per poi cercare la giocata ad effetto, ma anche un calciatore moderno che spende energia a causa del pressing sul primo portatore di palla. Un giocatore con la “G” maiuscola che in un solo anno è riuscito ad entrare nel cuore dei tifosi inglesi, almeno nella sponda rossa di Manchester. Un’impresa non semplice ovviamente. Senza dimenticare la possibilità di tornare a sollevare il titolo più ambito. Ma questa, almeno per il momento, è tutta un’altra storia.

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Patrick Iannarelli
Nato in provincia di Latina, classe 1989. Amo il football inglese in tutte le sue forme, cerco di raccontare un po' di calcio per TuttoMercatoWeb.com.

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