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L’eterno James Milner: duttilità e intelligenza del tuttofare di Leeds

5 ' di letturaParte 1 | Gli inizi: Leeds, Newcastle e Aston Villa

Il 1986 è l’anno del disastro di Chernobyl, ma anche dell’uscita del primo numero di Dylan Dog. Un anno importante, insomma. Il mondo è ancora diviso in due blocchi. Da una parte ci sono gli Stati Uniti e il sogno americano. Dall’altra c’è l’Urss e un ideale di un rosso quasi sbiadito, ormai grigio come la burocrazia degli apparati di Stato sovietici.
In mezzo, anche se solo geograficamente, c’è l’Inghilterra della Lady di ferro Margaret Thatcher.

Ed è proprio in Inghilterra, per l’esattezza a Leeds, che comincia la nostra storia.
Il 4 Gennaio, infatti, nasce in città James Milner, il baby-prodigio del West-Yorkshire.
Un soprannome che dice tutto e che ovviamente è legato alla precocità con cui il ragazzo dà prova delle sue immense doti sportive. Sin da bambino eccelle nel cricket e nel calcio, ma presto abbandona mazza e guantone per dedicarsi interamente al football.
Football di cui è accanito osservatore tifando, ovviamente, il Leeds United.

I Peacocks rappresentano, per James, il primo viscerale amore. Un sogno che diventa sostanza ogni volta che un giocatore con la maglietta bianca dalle finiture gialle e blu corre sul prato verde di Elland Road.
E quando ci sono talento e abnegazione, spesso la fortuna arriva di seguito. Con questi ingredienti, ogni tanto i sogni si avverano. Siamo nel 1996 e a casa Milner arriva una telefonata inaspettata.
Il piccolo James ha 10 anni e gli viene proposto di entrare nell’Academy del Leeds.
L’amore è amore, e certe offerte non si rifiutano. Nelle giovanili della squadra del cuore, Milner lavora bene e apprende in fretta, bruciando le tappe dell’ordinaria gavetta.
Si piazza sulla fascia e la percorre fino allo sfinimento, dando prova di un’intelligenza tattica spiccata in entrambe le fasi.
Il ragazzo è già pronto per stare tra i grandi. Prestissimo, infatti, viene aggregato alla prima squadra e si trova a condividere lo spogliatoio con i suoi idoli: Alan Smith, Mark Viduka, Radebe, Kewell e Ian Harte.

È il 10 Novembre del 2002 e James, a soli 16 anni e 309 giorni, si guadagna il debutto in Premier League. Nonostante la tenera età, viene spedito in campo nella difficile trasferta di Londra contro il West Ham.
Finalmente quella maglietta bianca con le finiture gialle e blu la indossa lui: il sogno si sta avverando. Per fortuna, Milner non è una di quelle meteore destinate a spegnersi dopo la prima bellissima scintilla.

Un mese dopo circa, durante il boxing day, nella vittoria per 2 a 1 contro il Sunderland diventa il più giovane giocatore a segnare in Premier. A fine Gennaio, dopo una prestazione magistrale impreziosita da un gol, incassa i complimenti pubblici di un mostro sacro come Claudio Ranieri. Sembra l’inizio di una carriera fulminante e James pare un predestinato. I paragoni pesanti, come al solito, non tardano ad arrivare. Viene accostato a gente del calibro di Ryan Giggs, Wayne Rooney e Michael Owen, forse un po’ troppo presto.
Inesorabile, arriva la fisiologica involuzione di un giocatore che ha solo 16 anni. Praticamente è ancora un bambino.

All’inizio della stagione successiva, per farlo ritornare con i piedi per terra, viene spedito un mese a farsi le ossa in categoria, allo Swindon Town Football Club. Siamo in Football League One, la nostra serie C, per intendersi. Gioca 6 partite e mette a segno 2 reti. Prende tante, tante, tante botte ma è un’esperienza utilissima. Anni dopo, un James ormai maturo riconosce pubblicamente il valore di tale intensa parentesi nel calcio minore. Una rieducazione all’umiltà assolutamente necessaria che, senza dubbio, ha salvato un ottimo calciatore.
Al ritorno, Milner è rigenerato. A 18 anni colleziona 30 partite e 3 reti in Premier League.
I gravi problemi finanziari del Leeds, però, incombono. Non c’è il tempo di attendere la crescita di un ragazzo promettente. A fine stagione c’è una svendita totale. James è un giovane gioiello e, ovviamente, ha mercato in abbondanza.
Per 3,6 milioni di sterline, Milner passa controvoglia al Newcastle. Dover lasciare la squadra del cuore è una pugnalata, ma per salvare i Peacocks dal baratro è disposto a questo ed altro.

È l’inizio di una nuova avventura. Gli stimoli sono tanti, dalla presenza di leggende viventi come Alan Shearer alla Coppa Uefa da disputare.
Le premesse sono ottime, ma tutto cambia quando Bobby Robson – che l’aveva voluto fortemente alle Magpies – viene esonerato. In panchina arriva Graeme Souness, non proprio il personaggio più morbido con cui avere a che fare. “Charlie Champagne”, lo sappiamo tutti, come allenatore si è spesso messo in luce per le sue condotte singolari e per alcune dichiarazioni davvero poco diplomatiche.
E proprio una dichiarazione del genere interessa da vicino il giovane Milner.
Souness, infatti, in merito allo scarso impiego del laterale di Leeds afferma sprezzante: “Non si può vincere con una squadra di soli James Milner”.
Una frase che un buon leader non dovrebbe mai dire e che, oltretutto, per un ragazzino potrebbe essere un durissimo colpo da superare.

Ma Milner, ancora una volta, dimostra di saper incassare. Risponde in maniera diplomatica, dice pubblicamente di far tesoro delle critiche ma, appena possibile, accetta il prestito ai Villans guidati dal suo maestro David O’Leary. All’Aston Villa disputa una stagione magnifica e ritrova il piacere di giocare a calcio. Nel corso di un’intervista, addirittura, si espone pubblicamente dichiarando di voler rimanere a Birmingham.

La dirigenza del Newcaste, però, non è dello stesso avviso. Anche alla luce delle buone prestazioni offerte nell’ultimo anno con la maglia dei Villans, James viene richiamato al St James’ Park per diventare uno dei pilastri della nuova squadra del manager Glenn Roeder.
La stagione, però, è un fiasco, con Roeder che i primi di maggio viene sostituito da Sam Allardyce.
L’anno dopo, nel 2007-2008, le Magpies non vanno granché meglio. Il Newcastle, infatti, si piazza in una tranquilla posizione di metà classifica, ben lontano dalle ambizioni di gloria di inizio estate.

Nonostante le sorti della squadra, in tale periodo Milner dà finalmente prova della sua migliore dote: la duttilità. Gioca benissimo su entrambe le fasce, segna e sforna assist sia di destro che di sinistro.
Malgrado le sue ottime prestazioni, però, il ragazzo non è soddisfatto. Non ama l’ambiente e manifesta alla dirigenza la sua volontà di cambiare aria. Il feeling con le Magpies, d’altronde, non è mai scattato davvero. Dove cercare la felicità? Dal suo secondo amore, l’Aston Villa chiaramente. Lì dove ha ritrovato sé stesso e il piacere di giocare a calcio.
Il 29 Agosto 2008, per 12 milioni di sterline, James approda di nuovo a Birmingham per scrivere un secondo capitolo con la maglia dei Villans.

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Giovanni Mastria
Nato a Lucca, classe 1991. Scrivo con passione di cultura, attualità, cronaca e sport e, nella vita di tutti i giorni, faccio l’Avvocato.

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