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La magia della F.A.Cup: il Coventry City vincitore nel 1987

Quando il Coventry City sbaragliò le avversarie e vinse la mitica coppa

3 ' di letturaA Coventry dicono che la città sia stata rasa al suolo due volte: dall’aviazione tedesca e dall’ultraliberismo della signora Thatcher. Tuttavia non appena la timeline brilla sul 1987 le amarezze scompaiono e riesplode il ricordo della vittoria in FA Cup. Per il Coventry City, nato nel 1883 dalla dedizione di un gruppo di lavoratori di una fabbrica di biciclette, si trattò del primo successo e anche della prima finale dopo 104 anni di partecipazioni.

Il miglior risultato sino a quel momento era stato un sesto turno raggiunto nel 1963 sotto la guida di Jimmy Hill quando le timide aspirazioni del club sfumarono nel vecchio Highfield Road conseguentemente alla sconfitta rimediata con il Manchester United di Bobby Charlton. Oh, però Jimmy Hill resta un manager curioso. Venne ingaggiato nel 1961 e insieme a John Camkin scrisse l’inno del club: “Lets all sing together” lanciata il 22 dicembre del 1962 durante una sfida contro il Colchester United con le parole stampate sul programma del match. Per la cronaca: quella partita sarà interrotta a causa di una fitta nebbia e tutti ne approfittarono per infilarsi nei pub addobbati dalle lucine di Natale e imparare a memoria la canzone davanti a una pinta.

Invece sabato 10 gennaio 1987 il cielo era “skyblues” sopra le nuvole e il Coventry del tecnico John Sillett chiuse la pratica Bolton 3-0. Scherno dei sorteggi, fu l’unica partita che la squadra giocò fra le mura amiche. Per guadagnarsi Wembley il Coventry dovette vestirsi da corsaro violando nell’ordine Old Trafford (1-0 al Manchester United), il Victoria Ground (1-0 allo Stoke City) e Hillsborough (3-1 allo Sheffield Wednesday). E proprio a Hillsborough dovette tornare per la semifinale contro un Leeds che in quella stagione militava rognoso al piano di sotto della cremeria. Dopo un quarto d’ora i bianchi di Elland Road erano avanti 1-0 grazie al goal di David Rennie. Nella ripresa il Coventry rimontò lo svantaggio con Micky Gynn e Keith Houtchen eppure, a pratica quasi conclusa, Keith Edwards pareggiò e qualcuno dovette telefonare a casa alla moglie o alla mamma in pensiero (evidentemente non in frequenza con John Motson della BBC) per dire che avrebbero fatto tardi e preso il treno seguente poiché occorreva aspettare la fine dei supplementari. Fu al minuto 99° e spiccioli che Dave Bennett infilò la rete decisiva staccando il biglietto per Londra.Certi problemi sembravano dimenticati e ogni x sul calendario significava un passo verso Wembley e verso quel Tottenham grande favorito della vigilia. In effetti la partita non dette nemmeno il tempo di sedersi che gli Spurs trovarono il vantaggio con quell’iradiddio di Clive Allen. Il Coventry non si smarrì fra i cori di giubilo degli avversari ristabilendo la parità con il solito Bennett, ma il timone arretrato degli speroni, Gary Mabbutt, girò le vele ancora verso White Hart Lane. Insomma pareva complicato contrapporsi alla qualità di gente come Glen Hoddle, Ossie Ardiles, Steve Hodge e Chris Waddle. Invece i ragazzi di Sillett ripresero in mano la gara ingarbugliando il pronostico e accendendo la miccia di Keith Houtchen per un bellissimo goal, uno di quei goal frutto di una genetica supremazia fisica e di una totale mancanza di gusto estetico, un perfetto goal da working class, cercato attraverso la supremazia corporea nel duello individuale, seguita dal lancio in avanti a casaccio con palla alta, dove la prestanza fisica del centrocampista permetteva di recuperare il pallone sceso giù e di rimetterlo, sempre ad altitudini più o meno spropositate, in mezzo all’area e qui il centravanti spilungone e dinoccolato incorna a rete.

Cosa che, in dinamiche simili, trascinerà la finale ai tempi supplementari e ancora una volta qualcuno farà tardi per cena ma onestamente la crema di pollo e funghi poteva aspettare. Dopo sei minuti di extra time un tiraccio di Llyod McGrath venne deviato inopinatamente da Mabbutt alle spalle di Ray Clemence ed ecco il trofeo consegnato nelle mani del capitano Brian Kilkline, uno con l’aria da rockstar o gelido eroe nordico e invece alle cinque del pomeriggio potevi trovarlo tranquillo nella sua casetta di Holmfirth intorno al bollitore del tè. A dirla tutta Kilkline dovette essere sostituito un minuto prima del novantesimo per i postumi di uno scontro e al momento della premiazione è famosa la sua zoppia sui gradini del Royal Box. Il successo sarà festeggiato con il classico bus scoperto fra due ali di folla nel centro di Coventry. Tutti estasiati e increduli, come quando Lady Godiva attraversò la cittadina galoppando nuda per protestare contro le inique tasse imposte dal governatore nonché suo marito. Ma quella resta una leggenda mentre la FA Cup del 1987 è faccenda seria e allora al “The Herbert” hanno pensato bene di allestire una mostra di cimeli alla memoria.

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