11 C
Londra
martedì 19 Marzo 2024
Home Storie in the box 8 aprile 1996 - David Busst, “Questo è tutto”, una carriera stroncata...

8 aprile 1996 – David Busst, “Questo è tutto”, una carriera stroncata dalla sfortuna

87 secondi, il tempo che durò quella maledetta gara per Busst...

4 ' di letturaE’ arrivato “tardi” nel calcio che conta, nel 1992 venne acquistato dal Coventry City, un club ricco di storia ma abituato a navigare in acque minori. Ma David Busst giocherà negli anni della Premier League, nella massima serie inglese. Il suo debutto arrivò in una gelida serata di gennaio del 1993.

Era l’8 aprile del 1996, in un gremito Old Trafford, oltre 50.000 le presenze sugli spalti, andò in scena Manchester United – Coventry City. Quella sera tutto faceva presagire, tutto aveva il sapore di una normale partita. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare, nemmeno lontanamente, quello che sarebbe accaduto di lì a poco, precisamente ad 87 secondi dal calcio d’inizio. Questo è il tempo che durò quella maledetta gara per Busst, questa è la partita che stroncò per sempre la carriera del difensore nato a Birmingham.

Un lampo, Coventry subito in avanti, un calcio d’angolo, un’ottima occasione per colpire quella corazzata dei Red Devils pensarono i giocatori dello Sky Blues. Ally Pickering si avvicinò a piccoli passi verso la bandierina, andò a battere il corner, con un cenno della mano sinistra chiamò lo schema. Colpo di testa dentro di Noel Whelan, ma Peter Schmeichel rispose presente e respinse la palla sulla quale si avventò a tutta velocità proprio lui, David Busst. 

Busst resta a terra dopo l’infortunio subito, Schmeichel mette la palla fuori

Un urlo di dolore agghiacciante rimbombò per tutto l’impianto, il giocatore del Coventry restò lì, agonizzante. La gamba destra era a penzoloni, rottura di tibia e perone, una vera e propria sentenza. Schmeichel si accorse subito della gravità dell’infortunio shock, gettò via la palla e si coprì il volto, e poi, si coprì di nuovo il volto, scuotendo la testa, non voleva credere ai suoi occhi, non poteva aver visto quella scena così cruenta (nei mesi seguenti alcuni dei giocatori chiesero un aiuto psicologico per superare il trauma vissuto). Il sangue fuoriusciva dall’arto come in un film di Dario Argento. L’erba dell’area di rigore improvvisamente cambiò colore, una scena horror quella che si presentò davanti ai calciatori presenti sul terreno di gioco.

Uno scontro sfortunatissimo. Avete presente quando il destino decide di accanirsi contro di te? Quando ti trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato? Beh… non ti lascia scampo, è così, così imprevedibile: questo è quello che è successo a David Busst. Denis Irwin mi prese sulla parte interna della caviglia – disse in seguito Busst sull’infortunio involontariamente killer subito -, dalla parte opposta, sullo stinco esterno, arrivò Brian McClair. La mia gamba dunque rimase al centro, bloccata, il risultato purtroppo fu inevitabile”.

Tutti restarono con il fiato sospeso per ben 15 minuti in quella serata di quasi 25 anni fa. “Ricordo di aver detto a Gordon Strachan, mio compagno di squadra mentre lasciavo il campo – disse David – “Questo è tutto”. Sentivo che la mia gamba era rotta, sentivo che quell’infortunio avrebbe segnato per sempre la mia vita”. “Strachan mi rispose “Non essere stupido, tornerai, tornerai più forte di prima””.

Busst costretto ad abbandonare il campo in barella

Ma Busst lo sapeva, nessuno poteva convincerlo, quel dolore era impressionante. A 29 anni non hai più l’elasticità, non hai più il fisico di un ragazzino, egli non avrebbe mai più recuperato da quell’infortunio. 

Il vero calvario però per il difensore iniziò in ospedale, le complicazioni che lo condussero a dare l’addio al calcio giocato, arrivarono lì. Il calciatore contrasse l’MRSA (Staffilococco Resistente alla Meticillina), un’infezione difficile da curare che gli arrivò viste le ferite fino al muscolo.

“Mi portarono via quattro dei miei cinque tendini – disse Busst -, erano infetti. Me n’è rimasto solo uno che mi tira su l’alluce”. Ad un certo punto, gli dissero che avrebbero dovuto amputargli la gamba, non sarebbe mai più guarito e se voleva salvarsi… Questa restava l’unica soluzione.

“Mi dissero che se non fossi migliorato, mi avrebbero dovuto tagliare dal ginocchio in giù altrimenti sarebbe andato tutto in cancrena”. Nella sfortuna, arrivò un segnale di speranza, nessuna misura drastica per salvarlo. In totale però, l’inglese, subì ben 22 operazioni. A tre anni dunque dal suo debutto in Premier, David dovette arrendersi, da quel giorno, da quella fottuta e maledetta gara contro i Red Devils non calpestò mai più il terreno di gioco di uno stadio per una partita come professionista. 

Il 16 maggio del 1997 poi, venne organizzata la sua partita d’addio, una di quelle che ti fanno venire la pelle d’oca, una di quelle in cui le lacrime scorrono, come un fiume in piena. Contro chi? Proprio contro il Manchester United. Una gara che resterà negli annali del calcio, molti di voi sapranno già il perchè. Fu l’ultima volta che Eric Cantona, il re, scese in campo con la maglia dei Red Devils ma questa… Questa… E’ tutta un’altra storia.

LEGGI ANCHE: Eric Cantona aveva ragione: da Selhurst Park al Discorso del Re

42,353FansMi piace

LEGGI E COMMENTA

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Articoli Correlati

Condividi: