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14 novembre 1934: l’incredibile e dura “Battaglia di Highbury” che diede vita ai “Leoni” azzurri

“Quell’improvvisata formazione inglese che per 7/11 era composta da giocatori Gunners”

5 ' di lettura“Quell’improvvisata formazione inglese che per 7/11 era composta da giocatori Gunners”

La Nazionale italiana in quell’estate del 1934 si era laureata campione del mondo, conquistando così la sua prima coppa. A questa competizione però i Tre Leoni non presero parte. Il motivo? La Federazione inglese riteneva il calibro della sua squadra troppo superiore rispetto alle altre, perchè prendere parte dunque ad un torneo dove è scontato uscirne vincitori? Si rivelerebbe soltanto tempo perso. Leggermente presuntuosi…

In quegli anni ’30 l’Italia era la squadra più forte del mondo, la squadra da battere, tutte le altre nazioni avevano una voglia matta di sfidarla, chi non avrebbe voluto misurarsi e perchè no, mettere in difficoltà chi aveva alzato verso il cielo l’agognata Coppa? 

La Nazionale inglese, quella maestra del sistema, si fece ingolosire dalla possibilità di dimostrare al mondo “Noi siamo i veri campioni, ecco perchè… ce ne sbattiamo di queste competizioni da quattro soldi per “comuni mortali”, siamo noi i re del calcio”. Venne programmata un’amichevole, studiata quasi in modo maniacale per mesi e mesi, per quella straordinaria partita, ogni minimo dettaglio doveva essere al suo posto. Il periodo perfetto? Novembre, sì ecco, trovato! 

“Quale mese migliore per giocare in pessime condizioni atmosferiche se non questo, quando la nebbia fa da padrona e la visibilità sul campo diminuirà vertiginosamente e non solo, il pallone si scorgerà appena? Noi non abbiamo problemi, ci siamo abituati, anzi a dire la verità qui ci siamo nati, ma gli italiani beh… loro no! Andranno in difficoltà, in forte difficoltà, il nervosismo li prenderà e noi… e noi… tranquillamente li spediremo all’inferno! Oh sì!”

 Pozzo, l’astuto mister che mise su in Italia uno squadrone in grado di realizzare sogni, capii subito che si celava una trappola dietro questo match ma… scappare sarebbe stato da codardi, l’Italia è campione del mondo, sì avete capito bene, campione del mondo! Paura di chi? Ma che domande, di nessuno! Questa partita però nascondeva dei risvolti politici, oltre ad un pallone che rotolava su un tappeto d’erba verde, c’era molto di più. Mussolini in persona si impose con il suo solito tono autorevole “Inghilterra-Italia si giocherà! Voi andrete a Londra per vincere anzi no… vincerete!”. A quel punto, nessuno osò opporsi alla volontà del Duce il quale aveva addirittura promesso ai giocatori in caso di vittoria una cospicua somma di denaro, un’Alfa Romeo per ognuno e l’esenzione dal servizio militare. In tempi di guerra… si poteva rifiutare una così ghiotta occasione? Certo che no.

Arrivò quella data, quel 14 novembre del 1934, i giocatori inglesi ed italiani non aspettavano altro, contavano i giorni che li separavano da quest’incredibile sfida. Quel giorno la stampa britannica presentò la partita come quella decisiva per stabilire a chi spettasse la supremazia mondiale nel calcio. Venne chiamata amichevole ma… fidatevi, fidatevi davvero, non lo fu per niente nel termine che noi oggi intendiamo con “amichevole”!

I calciatori delle due squadre salirono con forza quei gradini, entrarono in campo con il coltello fra i denti, nessuno voleva uscire sconfitto da quella battaglia, gli inglesi accarezzavano già la vittoria con quella loro tipica convinzione di essere assolutamente i numeri uno! L’Arsenal Stadium, casa per quella formazione inglese, visto che per 7/11 era composta da calciatori Gunners, si presentò come una trappola di nebbia, sotto ad una pioggia battente ed al fango che padroneggiava in ogni zona del terreno di gioco, ad ogni passo si affondava, si faticava a restare in piedi… pensate che gioia correre! Sembrava di giocare sull’olio o forse… sembrava di essere su una pista di pattinaggio artistico ma… lì il ghiaccio mancava! “Che fottuti bastardi questi inglesi! Guardate in che cazzo di condizioni dobbiamo giocare!” pensarono i giocatori azzurri. 

“Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”. L’Italia scese in campo con un gran coraggio, subito super avvio per “Carlone” Ceresoli il quale parò un calcio di rigore nonostante vide schizzare all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, quel pallone dalla nebbia. Poi, l’atroce fallo commesso da Drake nei confronti di Luisito Monti, l’Italia andava maciullata, Drake la prese in parola e… l’azzurro venne messo ko. “Ben fatto! L’Italia ora giocherà in 10, metteremo a segno una goleada!” 

“Gli inglesi erano tanti fulmini. E noi non si capiva più niente – ricordò l’allenatore Vittorio Pozzo – come la tempesta, l’uragano. Il nostro centromediano Luisito Monti era stato stroncato. Egli poi aveva una tempra speciale: taciturno, non diceva mai nulla, duro a morire, incassava i duri colpi del gioco, senza lamentarsi. Con un dito di un piede spezzato, non si mosse. Negli spogliatoi mi mormorò di mettergli un fazzoletto in bocca, per non gridare dal dolore, per non piangere”.

Neanche il tempo di pensare a quell’intervento shock che quegli sprezzanti inglesi dopo appena dodici minuti insaccarono tre gol grazie alla doppietta del bomber Brook e di Ted Drake, sembrano indemoniati! Giocano senza pietà! Il rischio dell’Italia è quello di una vera e propria disfatta di Caporetto!

All’intervallo del match prese la parola Ferraris IV, il capitano degli azzurri “Dalla lotta chi desiste fa una fine molto triste, chi desiste dalla lotta è ’n gran fino de ‘na mignotta!”.

Nel secondo tempo l’Italia rialzò la testa e quella bolgia di inglesi andò in netta difficoltà. “Adesso vi facciamo vedere di che pasta siamo fatti! La gara è finita quando fischia l’arbitro!” pensarono gli italiani. Al 58’ Meazza infila di testa Moss, il portiere inglese. Ma non solo, appena 4’ dopo “Peppino” trova il raddoppio! È 3-2 ad Highbury! Che gara ragazzi! Spettacolo puro nel tempio del calcio! I britannici poi faticarono ad uscire dalla loro metà campo e rischiarono addirittura di subire il pareggio con Guaita e Ferrari. 

Quest’amichevole da quel giorno verrà comunemente conosciuta come “Battaglia di Highbury”, da lì in poi quei calciatori azzurri passeranno alla storia grazie al radiocronista Nicolò Carosio come “I Leoni di Highbury”. La partita fu molto dura, gli azzurri picchiavano come fabbri secondo la stampa inglese (ma i britannici non furono sicuramente da meno) tanto che… nel post gara venne presa in considerazione da parte degli inglesi l’ipotesi di non giocare mai più incontri di questo tipo, troppo alto il rischio di incorrere in infortuni che avrebbero stroncato la carriera di quei magici e “regali” calciatori inglesi. “Li abbiamo battuti moralmente a casa loro, nel cuore, e siamo stati più che alla pari per tecnica di gioco” questo è quanto scrisse la stampa fascista italiana su quell’assurda partita.

LEGGI ANCHE, 7 maggio 2006: a Highbury il sipario cala per l’ultima volta, il racconto del pomeriggio più malinconico del nord di Londra

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