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Nice to meet you, Gareth Bale: ero un terzino, stasera mi è cambiata la vita

3 ' di lettura“Se la smetti di sistemarti quel ciuffo ogni due secondi magari diventi un giocatore quasi decente”. Il mio mentore me lo ripete sempre e anche se fingo di non prestargli ascolto gli credo. Anche perché il mio mentore si chiama Harry Redknapp.

Volete la verità? Non è che andiamo poi tanto d’accordo. Dice che ho un fisico prorompente e una progressione esagerata, ma mi mancano le letture difensive. Sostiene che è per questo che spesso mi preferisce quell’altro con la cesta di capelli, Assou Ekotto: forse spinge meno, ma copre meglio.

Un giovanissimo Gareth in maglia Saints

Devo trovare un modo per diventare titolare inamovibile di questa squadra: voglio sentire l’affetto del pubblico di White Hart Lane sibilarmi tutto intorno. Voglio provare dosi di felicità che ti erompono nelle vene. Non so ancora come fare, ma sono sicuro che ci riuscirò.

Sono nato a Cardiff e nessuno mi ha mai regalato nulla. Quello che ho ottenuto, me lo sono preso con una determinazione feroce. Qualcuno dice che non ho il fisico per giocare a calcio: ma se ero ottimo anche per il rugby, a scuola! Comunque ai tempi del Southampton mi volevano tutti. C’era la fottuta fila: Spurs, Red Devils, Arsenal. Il Tottenham mi sta bene, giuro. Però voglio giocare sempre.

I miei primi due manager qua, Juande Ramos e Martin Jol, mi ripetevano che ero sicuramente un terzino. Io li ho ascoltati, ma le prestazioni non sono sempre state convincenti. Quando parto palla al piede sono inarrestabile, ma quando mi puntano…beh, allora vacillo.

Il primo Bale al Tottenham, con l’iconica maglia numero 3

Martin Flynn, il mio mister nell’under 21, ha detto che anche se giochiamo in ruoli diversi gli ricordo Ryan Giggs: dice che è per via del mio talento. Mi ha confessato che non aveva mai visto nessuna nazionale mettere due giocatori su un terzino che sale. Non lo so, guardo il mio amico Theo (Walcott) e a volte penso che mi piacerebbe avere la sua libertà in campo. Attaccare, attaccare, attaccare. E a difendere basso ci penserà qualcun altro.

Comunque stasera si gioca a San Siro, contro l’Internazionale. Stasera è il 20 ottobre 2010 ed Harry ha deciso di spostarmi più avanti: faccio l’ala sinistra nel nostro 4-3-3. Le cose si mettono subito male per noi. Quelli ci asfaltano. A fine primo tempo stiamo 4-0 per loro. Zanetti, Stankovic e due volte Samuel Eto’. Che tracollo. Abbiamo il morale a pezzi.

Al ritorno in campo però decido che è arrivato il momento di scuotersi. Di sudarmi al massimo quella maglia numero 3. Non so come, ma prendo palla a centrocampo, cambio ritmo e mi lascio nello specchietto retrovisore Zanetti e Maicon: Samuel prova a chiudermi in scivolata, ma incrocio il sinistro e segno il goal della bandiera.

Notte di sogni, di coppe e di campioni: Bale semina la difesa dell’Inter

Loro ci contengono e rischiano di fare il quinto. Nel finale parto di nuovo in progressione: davanti a me ancora Javier. Provate a chiedere quanti giocatori l’abbiano superato in carriera. Eppure esplodo tutti i miei cavalli e lo lascio sul posto, ancora una volta. La mia seconda rete sembra la fotocopia della prima. In questo ruolo ho più campo libero e sono sgombro da pensieri. Nel recupero metto dentro anche il terzo.

RIVIVI LA NOTTE DI BALE A SAN SIRO

Tripletta in Champions, alla prima in questo ruolo. Perdiamo, ma tutti mi si stringono intorno. Il giorno dopo sono sulla copertina di tutti i tabloid. Sembra che d’un tratto il mondo si sia accorto di me.

Non ne sono ancora sicuro, ma sento questa nuova posizione in campo mi piace. Ancora non posso saperlo, ma la serata di ieri cambierà tutto, per sempre.

Perché ci sono notti che fanno una vita: la mia ha appena bussato alla porta.

 

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Paolo Lazzari
Paolo Lazzari
Giornalista

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