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La via Latics: i 3 giorni di follia del Wigan, dal paradiso all’inferno solo andata

5 ' di letturaImmaginate la gioia più grande della vostra vita. Chiudete gli occhi e baciatevi approfonditamente con la persona che avete sempre desiderato. Arrivate finalmente primi a quel concorso che ha richiesto anni di studio e sacrifici. Sguazzate nelle acque cristalline dell’isola da sogno in cui volevate fuggire. Assistete ad una finale di coppa con la vostra squadra che sta per retrocedere in campionato e la vince, da underdog,  sfavorita assoluta.

No, un momento. Quest’ultima immagine è davvero tirata: una simile combinazione richiederebbe un allineamento degli astri che nemmeno in un film di fantascienza.

Eppure succede.

IN PARADISO: 11 MAGGIO 2013, WEMBLEY STADIUM 

Sorprendetevi per un attimo tifosi sfegatati del Wigan Athletic. L’11 maggio 2013 si gioca la 132esima finale nella storia della F.A. Cup. E voi siete lì, a tifare Latics. Con quella maglia a strisce bianche e blu, appollaiati sui seggiolini del Wembley Stadium. La vostra squadra annaspa in classifica, occupando un assai pericolante terzultimo posto, con la penultima giornata ancora da giocare tra tre giorni e che assume già i contorni di un all-in. Prima però c’è la finale di coppa.

Come avete fatto ad arrivarci, quasi nessuno lo sa. Voglio dire: come fai a fare letteralmente pena in campionato e a ritrovarti al contempo all’atto conclusivo del torneo più prestigioso del Regno? Sta di fatto che i discorsi non contano: ci siete, punto e basta. L’avversario però è una montagna: quel Manchester City che veleggia prepotentemente al secondo posto in Premier, giusto alle spalle degli odiati cugini dello United.

Ok, pensate mentre sgranocchiate distrattamente prima del fischio d’inizio, attingendo da un pacchetto di patatine gommose: arrivarci ci siamo arrivati, ma credere di riuscire a sollevare la coppa è praticamente folle. Mandate giù il boccone con un ettolitro di una qualche bibita sgasata e vi godete il fischio d’inizio senza pretese: essere qui è bello, ma è chiaro che avete già perso.

Roberto Martinez, a bordo campo, si agita più di voi. Sa che il proprietario del club, il magnate Dave Whelan, gli ha accordato una fiducia a termine. Sa anche che spuntarla contro la ridda di assi sfoderati sul campo da Roberto Mancini, quell’italiano di successo, vorrebbe dire indovinare il fatidico biglietto da un milione di euro alla lotteria nazionale.

Martinez alla fine alzerà la coppa, ma ancora non può saperlo

Specie se al primo turno c’è voluto il replay per far fuori il Bournemouth. Poi avete strappato una vittoria di misura sul Macclesfield Town: Gesù, che strazio. Quindi, inspiegabilmente, siete riusciti a travolgere l’Huddersfield Town (ci stava, dai) e l’Everton (un 3-0 secco, ci stava un po’ meno). In semifinale toccava a quelle teste dure del Millwall: 2-0 e tutti a casa.

Oggi però è diverso. Oggi ti ritrovi a dover fronteggiare mostri che ti scappano da tutte le parti: se ingabbi Tevez c’è Aguero. Se anestetizzi David Silva sbuca Nasri. E perché, vogliamo parlare della loro fase difensiva? Yayà Tourè a fare da schermo davanti a Kompany e Nastasic e un 4-4-2 compatto, che non lascia ossigeno. Ci vorrebbe un fottuto miracolo, ecco cosa.

Eppure, non si sa bene come, McManaman e compagni tengono botta. Alla fine della partita avrete tirato 15 volte, proprio come il City. Il possesso palla racconterà un risicato 52% a favore dei Mancini’s boys. Avrete commesso meno della metà dei loro falli e calciato soltanto due corner in meno. Un incredibile equilibrio sostanziale.

All’84’ poi, Zabaleta viene spedito sotto la doccia per doppia ammonizione. Sì, vabbè: non è che cambierà qualcosa per una manciata di minuti, vi sussurrate sugli spalti. E invece il fato ha qualcosa di diverso in serbo: un piano studiato nei minimi dettagli. L’uomo del destino del Wigan è entrato tre minuti prima dell’espulsione, è inglese e si chiama Ben Watson. Quando al 91esimo minuto suonato la infila alle spalle di Joe Hart, nessuno degli 86.254 spettatori sembra crederci. Non è vero. Semplicemente, non può esserlo.

Ben Watson la infila alle spalle di Joe Hart: è l’1-0 decisivo

Il City sprofonda in un incubo. Il Wigan ascende al Paradiso. Tifosi e giocatori si abbracciano come folli al fischio finale. La festa esplode. La squadra verrà accolta trionfalmente in città e celebrerà un successo impossibile a bordo di un bus scoperto. Roberto Mancini verrà licenziato dai Citizens il 22 maggio.

Per effetto di questo successo il Wigan Athletic disputerà la prossima Coppa Uefa (E.L.)

Wigan in delirio per la vittoria della F.A. Cup

DISCESA NEGLI INFERI: 14 MAGGIO 2013 

Dagli altari alla polvere, il passo è breve. Certo, la storia dell’umanità racconta rapide salite e ancor più repentine discese in picchiata, ma un garbuglio come quello confezionato dai Latics non si era mai visto prima, nella storia del calcio d’Oltremanica.

Cosa succede, dite? Succede che il 14 maggio, a Emirates, si gioca la penultima giornata di campionato. Il Wigan deve vincere per sperare di riprendere il Sunderland allenato da Paolo Di Canio, subentrato in corso per salvare i Black Cats. L’Arsenal deve vincere per agganciare un posto Champions. I valori in campo sono squilibrati – ancora una volta – ma la città è stata tappezzata per settimane da quella scritta a caratteri cubitali, BELIEVE, che infonde fiducia e speranza. In fondo, avete appena sconfitto il Man City. Avete sollevato la coppa più importante del Regno. Un altro lieto fine è possibile: why not?

Le favole, tuttavia, non amano le seconde stagioni. Sono meravigliose, luccicanti, ammirevoli, proprio per la loro unicità. Così, al decimo i Gunners sono già avanti 1-0: colpo di testa di Lucas Podolski sugli sviluppi di un corner. Sotto la pioggerella fine di Londra, l’incubo sembra servito. Quando sta per finire il primo tempo siete già pronti per guadagnare la toilette o il bar, ma qualcosa vi ferma. Shaun Maloney calcia un piazzato decentrato a destra, a ridosso della trequarti: la palla scende come un sasso verso la porta. L’1-1 vi restituisce fiato. Accalcati sulle tribune vi abbracciate. Ora quel mantra torna di moda: Believe.

La felicità però è un’illusione che non si lascia accarezzare: quando credi di averla stretta nel pugno è già scappata via. L’Arsenal riparte cambiando marcia, Santi Cazorla mette in mezzo dalla destra e Walcott firma il sorpasso. Quindi ancora Podolski: 3-1. Infine Ramsey, che parte defilato a sinistra, si mette in proprio e la infila con forza sotto la traversa: 4-1.

Aaron Ramsey firma il definitivo 4-1: sprofondo Latics

Ad una giornata dal termine i Latics si ritrovano terzultimi, a quattro punti dal Sunderland, salvo. Le lacrime erompono in campo e sugli spalti. Da una gioia mai provata ad un dolore indicibile, tutto nello spazio di tre giorni. Dal paradiso alle fiamme dell’inferno, stringendo in mano – stavolta – un biglietto di sola andata.

Vincere la F.A. Cup e retrocedere subito dopo in Championship: non era mai successo nella storia del calcio inglese.

Il Wigan giocherà l’Europa League direttamente dalla seconda serie. Martinez viene silurato: al suo posto ecco Graham Barrow. Voi Latics, a modo vostro, riscrivete la storia. Ad un prezzo molto alto, che assomiglierà sempre al cielo di Wigan: perennemente a metà tra bestemmia ed esultanza.

 

 

 

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Paolo Lazzari
Paolo Lazzari
Giornalista

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