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sabato 27 Luglio 2024
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Goal: perché abbiamo sognato tutti di essere Santiago Muñez al Newcastle

2 ' di letturaSì, d’accordo. E’ solo un film, peraltro grondante degli stereotipi connaturati al cinema a stelle e strisce. L’underdog, la sofferenza, la resilienza, la rivalsa: un copione trito e già visto un milione di volte. Il bene che vince sul male. Un sogno impossibile che si realizza. Ma il fatto è che, anche se queste cose le sai tutte prima, Goal! ti piacerà lo stesso.

Chiariamolo ancora più netto. La pellicola distribuita nel 2005 da Buena Vista International, per la regia di Danny Cannon, non ha mai vinto un premio Oscar. Non saprà mai nemmeno che forma abbia un Golden Globe. Eppure, quanti di noi hanno accarezzato l’idea di essere proprio come Santiago Muñez? Lo sfavorito, il ragazzino messicano che costruisce da solo il suo futuro, inventando una strada lì dove sembravano esserci soltanto labirinti di vicoli cechi.

Perché ci identifichiamo? Facile: le nostre vite sono cosparse di voglia di riscatto. La ricerca della felicità è un trending topic che costella l’esistenza di ciascuno ed il calcio, certo, resta solo una metafora. Persone normali, con una vita normale, si riconoscono nel ragazzo notato su un campetto di periferia a Los Angeles, figlio di migranti arrivati negli Usa per provare a scrivere un capitolo diverso in un’esistenza traballante.

Santiago approda in Inghilterra con un sogno, ma le cose non sono mai facili come te le saresti aspettate. Del resto, dicono che la vita si diverta un sacco a mettersi in mezzo, bellezza. Se poi ci aggiungi che hai 17 anni, tuo padre non vuole che tu parta perché ti vorrebbe giardiniere, hai l’asma ma non lo dici al mister ed uno dei veterani della squadra ti ha preso di mira, la faccenda si complica maledettamente. Il ragazzino ci sa fare, ma è troppo innamorato del pallone. Il manager non lo infila in prima squadra.

Santiago in maglia Newcastle: quanti hanno sognato lo stesso?

Lui soffre, piange, conosce una bella infermiera – Roz – durante le visite mediche: sa molto di donna salvifica, ma comunque funziona. Santiago ci prova, cade e riprova ancora. Gradualmente – mentre nel film fanno la loro comparsa mostri sacri come Zidane, Beckham e Raul – si avvicina sempre di più alla maniglia dei suoi desideri. Fino alla penultima di campionato, quando finalmente viene messo in campo in prima squadra, con la maglia del Newcastle, e risulta decisivo. Il padre lo segue alla tv, in un bar, e non riesce a trattenere la commozione. Di lì a poco se ne andrà per un infarto. Un altro colpo durissimo inferto al giovane talento che, nel match conclusivo del campionato, assegnerà la vittoria alle Magpies ed un posto in Champions con uno splendido piazzato contro il Liverpool.

Santi si ferma in mezzo al campo, gli occhi rivolti verso il cielo, la nonna al telefono. Uno su mille. Una salita durissima. Impossibile non sperare altrettanto, di qualunque sostanza siano fatti i nostri sogni.

 

 

 

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Paolo Lazzari
Paolo Lazzari
Giornalista

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