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sabato 20 Aprile 2024
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Benvenuti nel “Clock End”: la storia dell’Arsenal scandita da un orologio

2 ' di letturaLui è sempre rimasto lì. Immobile, vigile, muto. Eppure spettatore interessato. Non si è scomposto quando il club ha sollevato al cielo trofei con il ritmo di un distributore automatico di bibite gelate nel bel mezzo del Sahara. Ha contemplato la consistenza effimera della fortuna, una prostituta che ammicca senza ritegno, e si è fatto un bagno tra i flutti profondi della sciagure sportive. Fermo, metodico, osservante. Confortante.

Quella tra il Clock End e l’Arsenal è una storia d’amore totalizzante, viscerale, appagante. Viverlo fa parte di quel processo che, nel nord di Londra, battezzano come arsenalization. L’idea di apporre un gigantesco orologio ad Highbury spuntò fuori ad un uomo che viveva quattro passi più avanti di tutti, direttamente nel futuro. Il suo nome era Herbert Chapman.

Il Clock End ad Highbury negli anni Trenta

Inizialmente non era un vero orologio, ma un contatore. Faceva un countdown dei 45 minuti. Quando la FA insorse, sostenendo che l’Arsenal avrebbe dovuto dotarsi di un altro strumento per segnare il tempo poiché questo poteva minare la credibilità dei match, ecco che il maestoso marchingegno apparse sulla scena.

Dapprima venne posizionato nel north stand, poi conosciuto anche come “Laundry End”, ma il club decise successivamente di spostarlo nel south stand, quando la porzione nord fu interessata da lavori di copertura, nel 1935. Quello spicchio di Highbury, fino ad allora, veniva riconosciuto come “College End”, ma il nuovo ingombrante inquilino conquistò subito il cuore degli appassionati, al punto che la nuova denominazione divenne un fatto quasi inevitabile. Chi assisteva alla partite da lì, assisteva dal Clock End.

Nel corso dei decenni la manutenzione del superbo orologio è stata compito e cura della celebre “Smith of Derby”: questi clockmakers (dal 1856) hanno anche realizzato una replica del Clock End posizionata nel nuovo Emirates. La versione originale dell’orologio è invece stata collocata sulla facciata esterna dello stadio, a fronteggiare simbolicamente il Clock End Bridge.

La replica dell’orologio apposta all’Emirates

“Quando ci siamo spostati ad Emirates – ha dichiarato il direttore di lungo corso, Ken Friar – è stato subito chiaro come una parte della nostra storia, così intrinsecamente legata all’Arsenal ed ai suoi sostenitori, dovesse venire con noi”.

Oggi il Clock End contempla nuove e vecchie generazioni di Gunners, facendoli sentire a casa tramite la sua imperiosa ed avvolgente presenza.

 

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Paolo Lazzari
Paolo Lazzari
Giornalista

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