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5 cose che probabilmente non sapevi sull’Everton Football Club

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Ormai da moltissimi anni manca dai vertici del calcio inglese (quarto nella stagione 2004/2005), ma l’Everton è uno dei club della Premier con il palmares più ricco. Fondato nel lontano 1878 col nome di St Domingo’s – dalla omonima chiesa metodista nel distretto di Everton – è uno dei club fondatori della Football League (1888). Con 9 campionati, 5 coppe di Inghilterra, 9 Charity Shield e una coppa delle coppe come unica affermazione europea, i blu di Liverpool si possono fregiare dello stato di “big”. L’ultimo successo inizia a essere però piuttosto datato (1995), la vittoria in campionato manca addirittura dal 1986/87. Gli anni 2000 sono stati vissuti sulle montagne russe: stagioni a rischio retrocessione, alternate ad altre nelle quali è stata sfiorata la qualificazione alla Champions League.

Quante prime volte: un club innovatore

Nel corso della sua lunga storia, l’Everton si è distinto come un club all’avanguardia, in grado di anticipare i tempi con piccole e grandi innovazioni. Non mancano tuttavia alcuni primati sportivi, legati alla forza della squadra nei primi anni di attività del campionato inglese. I toffees sono stati i primi a montare le reti all’interno delle porte, e i primi a scendere in campo con le maglie numerate da 1 a 11. Si tratta della prima società calcistica ad aver costruito uno stadio specificamente per ospitare le partite. Goodison Park, realizzato in fretta nel 1892, è stato il primo stadio ad avere gli spalti su tutti e quattro i lati del campo, ed il primo a poter vantare la realizzazione del terzo anello.

L’Everton è stato il primo club a ricevere la visita di un monarca regnante (Re Giorgio, nel 1938), il primo ad assumere un allenatore, ed il primo – assieme all’Arsenal – a comparire in una diretta televisiva, in occasione di una sfida tra i due club nel 1936. E’ la prima e unica squadra ad aver avuto un giocatore capace di segnare 60 gol in un solo campionato (Dixie Dean). Inoltre è il club ad aver disputato il maggior numero di stagioni nella massima serie, 117 su un totale di 121.

This is Anfield: la casa… dell’Everton!

Sì, avete letto bene. E, no, non si tratta di un errore. Facciamo un passo indietro. Abbiamo visto che Goodison Park è stato costruito nel 1892, ma l’Everton esisteva già dal 1878. Dove disputava dunque le partite casalinghe prima che venisse realizzato il suo attuale stadio? Esatto, proprio ad Anfield. Qua i Toffees hanno anche alzato al cielo il loro primo trofeo, ovvero il campionato 1889/90. L’anno del trasloco coincide con quello della fondazione dei rivali cittadini del Liverpool.

Il proprietario di Anfield dell’epoca – privato cittadino non legato ad alcuna squadra di calcio – aveva deciso di aumentare di più del doppio il costo di affitto per l’usufrutto della struttura, con la stagione 1892/93 proprio alle porte. I dirigenti dell’Everton non sottostettero ad alcun ricatto, raccolsero le loro cose e si cercarono una nuova casa, che trovarono a circa mezzo chilometro di distanza, dal lato opposto di Stanley Park, dove costruirono un proprio stadio. I cugini in maglia rossa divennero così i nuovi inquilini di Anfield.

Zucchero, latte e burro: i toffees

Ogni squadra britannica ha il proprio soprannome, che può essere legato allo stemma, ai colori sociali o a elementi che  non hanno niente a che fare con il calcio. Come tutti gli appassionati di football sapranno, i giocatori e i tifosi dell’Everton sono noti come toffees, o toffeeman, soprannome che venne dato loro dopo il trasferimento al Goodison Park. I Toffees sono quei dolcetti della tradizione inglese a base di zucchero caramellato, latte e burro, di colore marrone, che in Italia conosciamo come caramelle mou. Sull’origine di questo nomignolo esistono almeno tre versioni, che potrebbero avere tutte la loro validità.

Nelle vicinanze dello stadio esisteva un negozio chiamato “Mother Noblette’s Toffee Shop”, che restava aperto anche durante le partite. Sembra anche che la squadra avesse un’usanza: prima di ogni partita, la “Toffee Lady” faceva il giro del campo distribuendo gratis i tipici dolcetti ai tifosi. La parola “Toffee” era inoltre utilizzata anche per indicare gli immigrati irlandesi, che tra il IXX e il XX secolo erano ormai diventati una minoranza numerosa a Liverpool, e che calcisticamente si erano schierati nella quasi totalità sulla sponda blu del Mersey, quella appunto dell’Everton.

Una squadra, tante maglie diverse

Si sa, una delle cose che rende più riconoscibile una squadra è il colore della maglia. Spesso questo veniva scelto come omaggio a un club esistente, o per richiamare lo stemma della città. Siamo abituati ad associare l’Everton al blu, ma nei primi anni della loro storia storia i Toffees hanno adottato divise da gioco dei colori più disparati, prima di scegliere finalmente quello definitivo, che oggi conosciamo. Inizialmente i giocatori indossavano una divisa bianca, poi furono inserite delle strisce blu. Questo creò non poca confusione fra i tifosi, fu deciso di passare allora al nero, ritenuto più professionale. Il risultato però non fu ritenuto soddisfacente, e venne così aggiunta una banda diagonale di colore arancione.

Dopo il trasferimento a Goodison Park nel 1892, la squadra utilizzò una maglia di un curioso color salmone, per poi passare definivamente al blu. In particolare, la scalatura di royal blue – che poi diventerà il colore per eccellenza dell’Everton – fu adottata per la prima volta nella stagione 1901/02. Ai tifosi quel colore piacque tantissimo e subito ne rivendicarono l’appartenenza, tanto che nelle poche occasioni che furono utilizzati toni di blu diversi, si scatenarono delle vere e proprie proteste, come nel 1906, nel 1930 e nel 1997

Bambini blues diventati campioni reds

L’Everton e il Liverpool sono ovviamente al centro di una rivalità cittadina molto sentita, non potrebbe essere altrimenti. Nel calcio però può capitare che la tua squadra del cuore non decida di puntare sul tuo talento, e che a credere in te possano essere proprio i rivali con addosso la maglia “sbagliata”. E’ successo curiosamente nell’arco di un periodo piuttosto breve, fra anni ’80 e ’90, che ben quattro bambini di fede Toffee siano stati scelti dalla accademy del Liverpool, per poi diventare campioni affermati in malia rossa, e in alcuni casi veri e propri idoli di Anfield. Jamie Carragher, Robbie Fowler, Micheal Owen, Steve McManaman erano bambini che non si perdevano una sola partita al Goodison Park, ma poi sono stati pescati dai talent scout dei “cugini” e hanno realizzato grandi cose sotto la Kop.

Il primo addirittura non ha indossato altra maglia in carriera se non quella rossa, diventando quarto in classifica per presenze con il Liverpool (508 dal 1996 al 2013). I due attaccanti si sono affermati in giovane età ad Anfield a suon di record legati ai gol, mentre l’estroso esterno di centrocampo aveva abbagliato tutti col suo talento, prima di perdersi anche per colpa di un carattere non troppo avvezzo ai sacrifici. Esiste anche il curioso caso di Steven Gerrard, che da piccolo aveva nell’armadio una maglia dell’Everton: la bandiera red ha precisato nella sua biografia che si trattava di un regalo dello zio, grande sostenitore dei Toffees, ma che lui aveva sempre tifato il Liverpool…

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