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lunedì 10 Novembre 2025
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Boxing Day e Premier League, fine della storia

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Nel 1860 i volontari di Giuseppe Garibaldi sbarcavano a Marsala, Abraham Lincoln veniva eletto presidente degli Stati Uniti, Gregor Mendel completava gli esperimenti con le piante di pisello formulando le leggi fondamentali della genetica. A Sheffield, intanto, più precisamente a Crosspool, i padroni di casa dell’Hallam FC e i concittadini dello Sheffield FC scendevano in campo nell’impianto di Sandygate Road, preso in prestito dal cricket, per dar vita alla prima partita di calcio della storia. Era il 26 dicembre, data diventata ben presto iconica grazie alla tradizione del Boxing Day. Una tradizione pluricentenaria che, per quanto riguarda il massimo campionato inglese, si interromperà clamorosamente il prossimo 26 dicembre 2025, quindi 165 anni dopo. Un cambiamento difficile da digerire per i fan d’oltremanica e per un calcio sempre fedele a sé stesso e al culto della propria storia. Ma andiamo con ordine.


I volenterosi pionieri di Sheffield scesero in campo a Santo Stefano semplicemente perché era un giorno festivo, quello in cui i lavoratori avevano tempo di dedicarsi al calcio (un football un po’ sui generis, con un regolamento in divenire ma assolutamente…football).
Il nome Boxing Day fu associato soltanto in seguito alla buona pratica di far rotolare il pallone anche durante le festività. Richiama in realtà un’altra tradizione inglese, la consegna di Christmas Boxes piene di regali e buon cibo ai membri della servitù, usanza in voga nelle famiglie più agiate che a sua volta ricordava la distribuzione ai poveri di quanto raccolto in chiesa a Natale, tra doni e offerte. Costumi che affondavano le proprie radici nel Medioevo. Il Boxing Day, si può dire “nei secoli”, ha rappresentato molto più di una semplice giornata festiva: ha legato fin dall’800 tradizione, festa e sport in un connubio unico.


“The greatest thing about Christmas? Boxing Day Football!”. Questo il lancio di United Review, official matchday programme del Manchester United, in occasione della sfida tra i Red Devils e il Burnley. Era il 26 dicembre 2017, ma avrebbe potuto essere qualsiasi altro anno e una località diversa. A Leeds come a Liverpool, o nell’ovest di Londra, o a Sheffield, o al The Den piuttosto che al St Jame’s Park. O a Craven Cottage. Dagli incontri amichevoli tra lavoratori in festa, fino alla Premier League, in Inghilterra si è sempre onorato il 26 dicembre giocando a calcio in tutte le categorie, comprese quelle minori.
L’odore forte del fish&chips e degli hamburger (con cipolla) alla griglia, le code fuori dai pub, l’avanzare lento e costante dei tifosi di casa verso lo stadio, le urla “Hats, scarves and badges” degli ambulanti, i richiami dai piccoli chioschi dei venditori di programmes, tutto questo si è sposato magnificamente per decenni con i cappelli di Babbo Natale indossati in tribuna, con il sorriso dei bambini ebbri di doni e di calcio e con un meteo molto british, perfetto per i guanti di lana e la cioccolata calda. E anche per un goccetto “di quello buono” oltre ai canonici litri di birra.



Sarà per il clima di festa e generosità diffusa, o per qualche eccesso dei giocatori stessi a tavola con le rispettive famiglie, ma il Boxing Day ha sempre regalato spettacolo di reti e risultati roboanti o a sorpresa, sia negli anni della First Division che in quelli di Premier.
La data del 26 dicembre 1963 è quella più citata: Fulham-Ipswich 10-1, West Ham-Blackburn 2-8, Liverpool-Stoke City 6-1, Burnley-Manchester United 6-1 (!), Blackpool-Chelsea 1-5 per una vera e propria valanga di reti. Risultato più “sobrio” di quel giorno di follia sportiva: Leicester-Everton 2-0. In tempi più recenti, assolutamente memorabile il match tra Chelsea e Aston Villa, un esempio tra i tanti, anno di Premier 2007. Risultato finale? 4-4, con tre espulsi, due rigori assegnati, una doppietta per Shevchenko in maglia Blues e una anche per…Cech, purtroppo involontaria, con due errori clamorosi e strada spianata per la rimonta dei Villains. La tradizione, stagione dopo stagione, Natale dopo Natale, match dopo match, è arrivata fino al più recente Santo Stefano, 26 dicembre 2024, un turno che, per quanto anonimo dal punto di vista dei goal segnati e dei risultati, rischia adesso di passare alla storia come l’ultimo di una lunghissima serie nella categoria più importante.


Strade deserte, stadi chiusi, ambulanti al pub, tifosi a casa. Questo lo scenario disegnato dalla Football Association per il Santo Stefano della Premier League 2025-26, una decisione che ha scatenato le vibranti proteste degli appassionati d’oltremanica, sempre in prima fila quando si tratta di difendere le proprie tradizioni. La 17esima giornata di Premier League si giocherà sabato 20 dicembre, quella successiva ancora di sabato, il 27 dicembre. I motivi di questa scelta impopolare? Nemmeno a dirlo, sono legati al calcio moderno e all’esigenza di concedere un giorno di riposo in più ai calciatori dei top club, vessati da impegni troppo ravvicinati e dal calendario Uefa sempre più invasivo con i turni di Coppa spalmati in ogni mese d’attività, anche in inverno. La Federazione ha inteso regalare ai giocatori, agli arbitri, agli addetti ai lavori, un giorno di relax considerando anche il tour de force degli impegni di fine anno e inizio gennaio. Un provvedimento logico, se si vuole, ma prevedibilmente divisivo perchè a pagare pegno saranno ancora una volta gli appassionati. Che, in forma isolata o associata, si sono fatti sentire e hanno ottenuto qualche apertura con il probabile anticipo di alcune partite al 26 dicembre, per esigenze televisive.

“Salviamo almeno le forme”, recitava un famoso spot pubblicitario. Il compromesso si propone di salvare la tradizione del Boxing Day giocando partite su due o tre campi per tenere la Premier legata, almeno in parte, a questa importante tradizione.
Un’escamotage che non ha placato le proteste contro un calcio che rispetta solo se stesso e le proprie esigenze di business ma raramente va incontro alle istanze di chi quel business ha contribuito a crearlo, vale a dire le generazioni di tifosi che hanno riempito tribune, acquistato gadget, saccheggiato chioschi e affollato pub rendendo il football lo sport più seguito almeno nel Vecchio Continente.

La soluzione? Ignorare la Premier. La FA ha cancellato il Boxing Day per i tifosi di Chelsea, Liverpool, Man United, Nottingham Forest e tutti gli altri club, ma in Championship non è cambiato niente. L’intera 23esima giornata della “serie B” inglese si disputerà puntuale alle ore 16.00 del 26 dicembre 2025. Un programma da leccarsi i baffi: parliamo, tra le altre, di Leicester City-Watford. West Brom-Bristol City. Milwall-Ipswich Town, Wrexham-Sheffield United. E ci saranno ancora i pub, le urla, i bambini sorridenti per mano ai papà, le cipolle che sfrigolano, i richiami degli ambulanti, la schiuma delle birre medie nei tanti pub di zona e l’emozione di varcare i tornelli e sbucare sugli spalti facendo gli auguri di Natale, posticipati, e quelli di Happy New Year, anticipati, al vicino di posto.



E, attenzione, si giocherà per Santo Stefano non solo in Championship ma in tutte le serie minori, compresa la Non League Divisione One, categoria nella quale milita l’Hallam FC del sobborgo di Crosspool, Sheffield. Sì, proprio la squadra protagonista del primo Boxing Day (che non si chiamava ancora Boxing Day ma ne aveva tutte le caratteristiche).
Hallam FC che esiste e resiste, in barba alla UEFA, ai calendari congestionati e alle esigenze televisive, e gioca ancora a Sandygate Road (“Playing football since 1860 at Sandygate, The World’s Oldest Football Ground”). A questo giro gli eredi di sir Nathaniel Creswick, l’autore del primo gol in assoluto nella storia del calcio, passeranno il 26 dicembre a Blyth, Northumberland, England. Continueranno a onorare la tradizione e lo spirito del vero calcio inglese, tra un sausage roll e una pinta, e i tifosi di Premier e un po’ noi tutti ce ne dovremo fare una ragione.

Davide Ribechini

 

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