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giovedì 25 Aprile 2024
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Steve McManaman: l’irriverenza del genio. Dribbling, groupie, macchine e scommesse

3 ' di letturaL’inizio non è come te lo aspetti. Perché se nasci con il patrimonio genetico intriso di blu, poi è quantomeno strano che diventi rosso. Eppure a volte la vita va proprio così: prende  deviazioni che la ragione non conosce, servendoti esperienze inattese e, forse anche per questo, più intense di come speravi.

Steven McManaman nasce dal lato sbagliato del Merseyside l’11 febbraio del 1972. Una famiglia della middle class britannica, Margaret Thatcher al governo, lo sport come antidoto alle felicità anestetizzate del ceto di mezzo, quello destinato a galleggiare nelle desolanti acque della mediocrità. Ci sono uomini, tuttavia, che da quel bagno profondo riescono ad emergere: serve una fiamma interna che ti alimenta e passione a tonnellate che monta nelle viscere, premendo per essere sputata fuori, riversata nel mondo.

Stevie: un dandy nel Merseyside

Che Stevie sia un fenomeno con la palla tra i piedi è chiaro a tutti fin da subito: a quindici anni dribbla come Garrincha, ma in più ha un fisico slanciato che gli consente di cambiare passo in progressione e di farsi valere nei ruvidi campetti di periferia del Regno. Inevitabile che Reds e Toffees ci mettano gli occhi sopra.

Lui ha occhi soltanto per l’Everton, di cui è tifoso fin dalla nascita, ma il Liverpool si muove meglio: dalle parti di Anfield sanno come lavorarsi le famiglie e offrono uno schoolboy contract. Vale a dire: due anni nell’Academy, a patto che i voti a scuola siano decenti.

Il biondino storce il naso, ma accetta quella che – a tutti gli effetti – è una decisione dei genitori. Si dice che i padri e le madri che influiscono nella vita dei figli compiano un errore gigantesco, da cui non è dato tornare indietro: beh, questa è la proverbiale eccezione alla regola.

Il Liverpool diventa la fortuna di McManaman e viceversa. A soli quindici anni riceve un contratto da professionista e, di lì a poco, l’iconico manager Kenny Dalglish lo fa esordire in prima squadra. Qui si apre una storia lunga una decade, costellata di successi personali e di squadra.

In campo Steve è un maledetto folletto: con quella cadenza ritmata delle lunghe leve ti stordisce per poi andarsene in velocità e servire assist con il contagiri. Per chi? Il suo sodale, il compagno di mille battaglie ed il giocatore caratterialmente più affine è senza dubbio Robbie Fowler. I due, insieme, rappresentano davvero il Top of the Kop. Steven è il passatore per eccellenza, Robbie il killer della finalizzazione.

Steve sa anche vedere la porta con discreta attitudine – saranno 46 i centri in dieci anni – ma la storia, se ne ciarlava all’inizio, spesso svolta senza senso in vicoli bui di tangenziali dimenticate dagli Dèi. Alla periferia dell’esistenza del cavallo di razza Steve c’è una certa dose di follia. Se ne sta lì, rannicchiata in un angolo del locale, un drink in mano e un certo sorrisetto, per non dare nell’occhio. Però non puoi fare a meno di notarla e lo senti, che ti arriva una zaffata acre dentro le narici. Quando succede, rischia di andare tutto a catafascio.

McManaman e il Liverpool: un legame vincente

Così il purosangue diventa a tratti una bestia zoppicante. Lui e Fowler sono probabilmente l’archetipo dei calciatori famosi di oggi: si circondano di groupie, cedono senza opporre resistenza alle tentazioni del fascino femminile, amano le supercar e le scommesse, meglio se sulle corse dei cani.

Particolari destinati ad assurgere a regola di vita, che non sfuggono al Liverpool e che incrineranno parzialmente il rapporto. Lui però è fatto così: una finta agli avversari in campo, un inciampo nei sentieri paludosi della vita. Tutto e il suo contrario. La fantasia al potere, seduta accanto all’irriverenza. L’ala definitiva.

Con il dubbio che, certo, rimarrà per sempre in sottofondo a scalfire certezze. Se quell’ospite sgradita fosse stata buttata fuori dal locale una volta per tutte forse, oggi, parleremmo di un fuoriclasse totale.

 

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Paolo Lazzari
Paolo Lazzari
Giornalista

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